eustress e distress

Nel mondo manageriale contemporaneo, lo stress è spesso considerato un nemico da combattere. Tuttavia, questa visione unidimensionale trascura un aspetto fondamentale: non tutte le forme di stress sono dannose. La distinzione tra eustress e distress rappresenta una chiave di lettura essenziale per comprendere come la pressione professionale possa trasformarsi da ostacolo a catalizzatore di successo.

L’eustress, termine coniato dall’endocrinologo Hans Selye negli anni ’70, rappresenta la forma positiva di stress che stimola la crescita, la motivazione e il miglioramento delle prestazioni. È quello stato di tensione produttiva che spinge un manager a dare il meglio di sé durante una presentazione importante o che motiva un team leader a sviluppare soluzioni innovative di fronte a una sfida complessa.

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Il distress, al contrario, è la manifestazione negativa dello stress, quella che comunemente associamo a sensazioni di sopraffazione, ansia e diminuzione delle prestazioni. È lo stato che si verifica quando le richieste superano le nostre capacità percepite di gestirle, portando a un deterioramento sia della performance professionale che del benessere personale.

Eustress e distress: caratteristiche distintive

Tratti distintivi dell’eustress

L’eustress si manifesta tipicamente in situazioni dove percepiamo di avere le risorse necessarie per affrontare la sfida. Per esempio, quando un manager viene promosso a una posizione di maggiore responsabilità, l’eustress può manifestarsi come un’energia positiva che spinge a sviluppare nuove competenze e a dimostrare il proprio valore.

L’eustress è, dunque, caratterizzato da:

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Tratti distintivi del distress

Il distress, al contrario del primo invece, emerge quando le pressioni lavorative superano la nostra capacità di gestione. Un esempio tipico è quello del manager che si trova a dover gestire contemporaneamente molteplici progetti critici con scadenze ravvicinate e risorse insufficienti.

Tra le principali caratteristiche del distress rientrano:

  • Sensazione di sopraffazione persistente
  • Percezione di perdita di controllo
  • Diminuzione della produttività
  • Impatto negativo sulla salute fisica e mentale
  • Difficoltà nel processo decisionale

La zona ottimale di performance

La chiave per eccellere nel ruolo manageriale (e non solo) sta nel trovare il giusto equilibrio tra eustress e distress. Esiste infatti una “zona ottimale di performance” dove il livello di stress è sufficientemente alto da stimolare la produttività e la creatività, ma non così elevato da causare sovraccarico e burnout. Questa zona ottimale varia da persona a persona e può essere influenzata da diversi fattori:

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Indicatori pratici per distinguere eustress e distress

Per un manager, è essenziale sviluppare la capacità di riconoscere rapidamente se sta sperimentando eustress o distress. Alcuni indicatori chiave includono:

  • Qualità del sonno e livelli di energia
  • Capacità di mantenere il focus e la concentrazione
  • Qualità delle relazioni interpersonali
  • Efficacia nel processo decisionale
  • Resilienza di fronte alle sfide quotidiane

La consapevolezza di questi indicatori permette di intervenire tempestivamente quando il distress inizia a manifestarsi, implementando strategie correttive prima che la situazione diventi critica. Questa capacità di automonitoraggio e regolazione rappresenta una competenza indispensabile per qualsiasi leader moderno.

E’ fondamentale, dunque, sottolineare che la distinzione tra eustress e distress non è semplicemente una questione teorica, ma ha implicazioni pratiche significative per la performance manageriale e il benessere organizzativo. La capacità di riconoscere e gestire queste due forme di stress rappresenta una competenza chiave per il successo professionale nel contesto aziendale contemporaneo.

L’impatto neurologico e psicologico di eustress e distress

Per comprendere appieno come distress e eustress influenzano le nostre performance professionali, è essenziale esplorare i meccanismi neurologici e psicologici sottostanti. Questa comprensione non solo ci aiuta a gestire meglio lo stress, ma ci permette anche di ottimizzare il nostro potenziale professionale.

Il cervello sotto stress: due percorsi distinti

Quando parliamo di eustress e distress, stiamo effettivamente descrivendo due diverse modalità di attivazione del nostro sistema nervoso. La differenza fondamentale risiede nel modo in cui il nostro cervello interpreta e risponde agli stimoli stressanti.

La risposta neurologica all’eustress

In presenza di eustress, il cervello mantiene un equilibrio ottimale tra attivazione e controllo. Questo stato facilita la presa di decisioni strategiche e la creatività, competenze essenziali per manager e leader. I coach professionisti di Jobiri hanno osservato come i dirigenti che imparano a coltivare l’eustress mostrano un significativo miglioramento nelle loro capacità decisionali. Tra le caratteristiche distintive della risposta neurologica all’eustress rientrano:

  • Aumento controllato del cortisolo
  • Rilascio bilanciato di adrenalina e noradrenalina
  • Attivazione ottimale della corteccia prefrontale
  • Miglioramento della plasticità neuronale
  • Potenziamento delle connessioni sinaptiche

La risposta neurologica al distress

Il distress cronico può avere effetti devastanti sulla nostra architettura cerebrale, compromettendo le capacità cognitive essenziali per il successo manageriale. È qui che il supporto di un career coach esperto può fare la differenza, poichè aiuta a sviluppare strategie personalizzate per gestire efficacemente lo stress negativo. La risposta neurologica al distress è, nella maggior parte dei casi, caratterizzata da:

  • Sovrapproduzione di cortisolo
  • Iperattivazione dell’amigdala
  • Riduzione dell’attività nella corteccia prefrontale
  • Compromissione della memoria di lavoro
  • Indebolimento delle funzioni esecutive

L’impatto psicologico: oltre la neurobiologia

Gli effetti di eustress e distress non si limitano al piano neurologico, ma si estendono profondamente alla nostra psicologia, influenzando:

Il circolo virtuoso dell’eustress

L’eustress crea un ciclo di feedback positivo che rafforza la nostra resilienza e capacità di leadership. Quando affrontiamo con successo una sfida in stato di eustress, il nostro cervello registra l’esperienza come un successo, aumentando la nostra autoefficacia e preparandoci meglio per sfide future.

La spirale discendente del distress

Il distress, se non gestito, può innescare un ciclo negativo che si autoalimenta:

Riconoscere questi segnali è il primo passo per interrompere la spirale negativa.

Trasformare il distress in eustress: tecniche efficaci

La trasformazione del distress in eustress rappresenta una delle competenze più preziose per il benessere personale e professionale. Questo processo richiede un approccio sistematico e la padronanza di specifiche tecniche che permettono di modificare la nostra percezione e risposta allo stress.

Il reframing cognitivo costituisce il fondamento di questa trasformazione. Questa tecnica consiste nel modificare la cornice interpretativa attraverso cui osserviamo gli eventi stressanti. Per esempio, un importante progetto lavorativo può essere visto come una minaccia schiacciante oppure come un’opportunità di crescita e apprendimento. Il reframing non significa negare le difficoltà, ma, piuttosto, trovare prospettive alternative che permettano di accedere alle nostre risorse più costruttive.

Per applicare efficacemente il reframing, è necessario innanzitutto identificare i pensieri automatici negativi che alimentano il distress. Una volta riconosciuti, possiamo iniziare a questionarli e a cercare interpretazioni alternative più equilibrate e funzionali. Ad esempio, invece di pensare “Non ce la farò mai”, possiamo chiederci “Quali risorse ho a disposizione per affrontare questa sfida?”

Le strategie di gestione dello stress giocano un ruolo cruciale in questa trasformazione. La chiave sta nello sviluppare un approccio proattivo anziché reattivo agli eventi stressanti. Questo significa anticipare le situazioni potenzialmente stressanti e preparare in anticipo strategie di coping efficaci. La pianificazione, la suddivisione dei compiti complessi in step gestibili e la definizione di obiettivi realistici sono elementi fondamentali di questo approccio.

Il mindset e l’atteggiamento mentale rappresentano il terreno su cui si costruisce la capacità di trasformare il distress in eustress. Sviluppare un growth mindset, ovvero la convinzione che le sfide rappresentino opportunità di crescita, è essenziale. Questo atteggiamento ci permette di vedere lo stress non come un nemico da combattere, ma come un alleato che ci spinge verso il miglioramento.

Gli esercizi pratici per facilitare questa trasformazione includono tecniche di visualizzazione, dove ci si immagina di affrontare con successo situazioni stressanti e la pratica della gratitudine, che aiuta a mantenere una prospettiva positiva anche nelle difficoltà. La respirazione consapevole e la meditazione mindfulness possono aiutare a creare lo spazio mentale necessario per operare questo cambio di prospettiva.

Un altro aspetto fondamentale è l’allenamento alla resilienza attraverso l’esposizione graduale a sfide gestibili. Iniziando con piccole sfide e aumentando gradualmente la difficoltà, possiamo costruire la fiducia nelle nostre capacità di gestire lo stress in modo costruttivo.

È importante sottolineare che la trasformazione del distress in eustress non è un processo istantaneo, ma richiede pratica costante e pazienza. L’obiettivo non è eliminare completamente lo stress dalla nostra vita, cosa peraltro impossibile e non desiderabile, ma piuttosto sviluppare la capacità di utilizzarlo come fonte di energia e motivazione.

La chiave del successo sta nel creare un piano personalizzato che tenga conto delle proprie caratteristiche individuali e del proprio contesto di vita. Non tutte le tecniche funzionano allo stesso modo per tutti, ed è importante sperimentare diverse strategie per trovare quelle più efficaci per sé.

Strategie di gestione del distress: un approccio integrato al benessere

1) Tecniche di rilassamento

Il rilassamento rappresenta la prima linea di difesa nella gestione del distress. Le tecniche di rilassamento agiscono direttamente sul sistema nervoso autonomo, aiutando a ridurre la risposta di stress e ripristinando l’equilibrio psicofisico. La respirazione profonda, in particolare, costituisce uno strumento immediato e efficace: inspirazioni lente e profonde attraverso il naso, seguite da espirazioni prolungate attraverso la bocca, possono rapidamente attivare il sistema parasimpatico, responsabile del rilassamento.

La meditazione e il rilassamento muscolare progressivo offrono approcci strutturati per contrastare gli effetti del distress. Queste pratiche, se eseguite regolarmente, non solo forniscono sollievo immediato ma contribuiscono anche a costruire una maggiore resistenza allo stress nel lungo periodo.

2) Gestione del tempo

Una efficace gestione del tempo nel lavoro rappresenta un elemento cruciale nella riduzione del distress. L’organizzazione delle attività secondo priorità chiare permette di evitare il sovraccarico e la sensazione di essere sopraffatti dagli impegni. La tecnica del time-blocking, che prevede l’assegnazione di specifici blocchi di tempo a determinate attività, aiuta a mantenere il focus e ridurre la dispersione di energie.

È fondamentale includere nella pianificazione anche momenti di pausa e recupero. La tecnica del Pomodoro, che alterna periodi di lavoro concentrato a brevi pause, rappresenta un esempio efficace di come strutturare il tempo in modo sostenibile. La chiave sta nel trovare il giusto ritmo tra attività e recupero, evitando sia la procrastinazione che il sovraccarico di lavoro.

3) Supporto sociale

Il supporto sociale gioca un ruolo fondamentale nella gestione del distress. La condivisione delle preoccupazioni con persone di fiducia non solo offre sollievo emotivo ma può anche fornire prospettive alternative e soluzioni pratiche. La costruzione di una rete di supporto solida, che includa famiglia, amici e, quando necessario, professionisti, rappresenta un investimento prezioso per il benessere a lungo termine.

Il supporto sociale non si limita al sostegno emotivo: la collaborazione pratica, lo scambio di esperienze e la condivisione di risorse possono alleggerire significativamente il carico di stress. Particolarmente importante è la capacità di chiedere aiuto quando necessario, superando la tendenza all’isolamento che spesso accompagna i periodi di forte stress.

4) Attività fisica e benessere

L’attività fisica rappresenta uno strumento potente nella gestione del distress, agendo sia a livello fisico che psicologico. L’esercizio regolare stimola la produzione di endorfine, i naturali antidolorifici del corpo, e riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Non è necessario impegnarsi in attività intense: anche una camminata quotidiana di 30 minuti può produrre benefici significativi.

Il benessere fisico va oltre l’esercizio e include una corretta alimentazione, un sonno adeguato e l’attenzione alla salute generale. L’adozione di uno stile di vita equilibrato contribuisce a costruire una maggiore resistenza allo stress e migliora la capacità di gestire le situazioni difficili.

Particolare attenzione va posta alla qualità del sonno, spesso compromessa in periodi di forte stress. Stabilire una routine serale regolare, limitare l’esposizione agli schermi nelle ore precedenti il riposo e creare un ambiente favorevole al sonno sono pratiche essenziali per mantenere un buon equilibrio psicofisico.

La combinazione di queste diverse strategie deve essere personalizzata in base alle proprie esigenze e preferenze. Non esiste una formula universale: la chiave sta nel sperimentare diverse approcci e costruire gradualmente un repertorio di strumenti efficaci per la gestione del proprio distress.

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