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L’intervista a Sergio Bellucci: nuovi scenari per il lavoro

Il 4 dicembre 2025, sulle pagine di TGcom24, l’attenzione si è concentrata sull’intervista a Sergio Bellucci, Direttore Accademico della Facoltà dell’Intelligenza Artificiale presso l’Università per la Pace delle Nazioni Unite. Durante questo colloquio, sono stati offerti spunti di riflessione fondamentali sull’evoluzione del mondo del lavoro di fronte all’avanzata delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale. Bellucci ha sottolineato che l’avvento della IA segna una “discontinuità storica” paragonabile all’introduzione dell’elettricità o di internet, annunciando una trasformazione profonda dei processi produttivi e delle professioni.

Secondo Bellucci, il mondo cambierà drasticamente, perché l’automazione intelligente sta già ridefinendo le regole e le dinamiche di ogni settore economico. A parer suo, i “vecchi modi con cui si produce il lavoro” sono destinati a scomparire, lasciando spazio a una riorientazione professionale ed economica. La società dovrà quindi puntare su nuove competenze, innovazione costante e un utilizzo strategico delle informazioni digitali.

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Il Direttore Accademico ha affermato che non si tratta semplicemente di un cambiamento tecnologico, ma di un vero e proprio “cambio di paradigma” nella relazione tra esseri umani e lavoro. In questo contesto, diventa centrale il tema delle soft skills e della capacità di adattamento. Belluci ha inoltre sottolineato come le imprese dovranno riconsiderare la loro organizzazione interna, puntando su flessibilità, creatività e team cross-funzionali capaci di interpretare le nuove esigenze del mercato.

Il quadro delineato da Bellucci rappresenta una sfida e un’opportunità per le nuove generazioni, chiamate a formarsi in ambiti sempre più interdisciplinari. In questo scenario di grande fermento, la sinergia tra scuola, università e mondo imprenditoriale acquista una rilevanza strategica.

Il ruolo delle competenze e la perdita dei vecchi lavori

Uno degli aspetti più rilevanti trattati da Sergio Bellucci riguarda la perdita consistente dei lavori tradizionali generata dalla progressiva introduzione dell’intelligenza artificiale. Secondo il direttore, non si tratta più di ipotesi: l’automazione digitale ha già iniziato a sostituire numerosi compiti ripetitivi nei settori come la manifattura, la logistica e persino nei servizi. Per chi opera nei comparti tradizionali, l’unica strategia efficace è la riqualificazione.

Le professioni digitali come data scientist, digital strategist, sviluppatori di algoritmi e analisti di big data sono solo alcuni esempi di ruoli emergenti richiesti oggi dalle aziende. Queste posizioni richiedono forti competenze tecniche e una spiccata capacità di aggiornamento continuo. La formazione specialistica, sottolinea Bellucci, sarà la chiave per garantire la propria employability e occupabilità nel nuovo contesto lavorativo (employability e occupabilità).

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Un altro dato interessante evidenziato dall’esperto riguarda la necessità di superare la paura del cambiamento per abbracciare una nuova cultura del lavoro. Le aziende che riusciranno a integrare le potenzialità della IA svilupperanno modelli produttivi più efficienti, mentre i lavoratori saranno chiamati a farsi promotori del cambiamento, combinando capacità relazionali, pensiero critico e orientamento all’innovazione.

La perdita dei vecchi posti di lavoro porterà alla nascita di nuove funzioni professionali ancora tutte da inventare, che potranno portare beneficio tanto ai più giovani quanto a chi sceglierà di aggiornare e ampliare le proprie competenze. La capacità di apprendere e riconvertirsi sarà determinante nel garantire stabilità occupazionale in un mercato sempre più fluido.

Opportunità di riorganizzazione e il ripensamento delle aziende

Se da un lato la perdita dei metodi tradizionali di produzione del lavoro può destare preoccupazione, dall’altro, secondo Bellucci, proprio la intelligenza artificiale apre “spazi per una riorganizzazione” innovativa delle aziende e dei modelli occupazionali. Le organizzazioni che sapranno valorizzare il capitale umano promuovendo la collaborazione tra uomini e macchine intelligenti saranno in grado di incrementare la produttività e sostenere la competitività.

Il direttore con esperienza ONU ha posto l’accento sull’importanza di una nuova leadership orientata al futuro, capace di reinventare ruoli, responsabilità e filiere. Il processo di riorganizzazione dovrà passare obbligatoriamente attraverso la formazione continua. Aziende, enti e istituzioni saranno chiamate a investire in aggiornamento professionale, promuovendo opportunità che sappiano includere tutte le fasce d’età della forza lavoro.

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L’adozione diffusa dell’automazione smart segnerà la fine del modello di lavoratore standardizzato, creando una richiesta crescente di talenti trasversali e di personale versatile in grado di lavorare agilmente tra diversi contesti. In questo nuovo scenario, il saper fare rete e il networking efficace rappresenteranno uno degli asset strategici per trovare le migliori opportunità (networking efficace).

La riorganizzazione del lavoro prevede anche l’introduzione di nuove policy aziendali, sistemi di incentivi per l’innovazione, investimenti in tecnologie avanzate e la creazione di ambienti di lavoro flessibili e collaborativi. Il futuro del lavoro, così come preannunciato dall’ONU, sarà ibrido e orientato all’upskilling costante di ogni individuo.

Intelligenza artificiale in Italia e sfide globali

Il caso italiano si inserisce in uno scenario globale, in cui istituzioni, imprese e sindacati stanno cercando di comprendere e governare la transizione verso la intelligenza artificiale. Nel 2025, l’Italia ha visto la pubblicazione di numerosi rapporti di Istat e Unioncamere che certificano un aumento degli investimenti privati e pubblici nella formazione digitale. Tuttavia, il nostro paese sconta tuttora un gap rispetto ad altre economie avanzate, sia in termini di profili STEM formati sia per quanto riguarda la diffusione delle competenze digitali di base.

Secondo i dati del World Economic Forum, oltre il 42% delle attività lavorative nel mondo sono già state impattate dall’automazione negli ultimi cinque anni, con prospettive di crescita esponenziale entro il 2030. Per questo, figure come Sergio Bellucci giocano un ruolo fondamentale nel promuovere una cultura del cambiamento responsabile e inclusivo.

In Italia, le università stanno ampliando i corsi su robotica, big data, cybersecurity e AI ethics. Le imprese invece cercano nuovi profili professionali in grado di dialogare tra creatività, tecnologia e business. Questo trend si riflette anche sulla diffusione di piattaforme e strategie per trovare lavoro senza esperienza, diminuendo la distanza tra domanda e offerta occupazionale.

La sfida per il prossimo decennio non sarà soltanto tecnologica ma soprattutto sociale, dovendo garantire un accesso equo al lavoro, ridurre le disuguaglianze e aggiornare la legislazione per governare l’impatto dell’IA sulle condizioni di impiego e sui diritti dei lavoratori.

Verso un nuovo equilibrio tra uomo, lavoro e tecnologia

Le riflessioni di Sergio Bellucci mettono l’accento sulla necessità di ripensare il rapporto tra essere umano e tecnologia. Nonostante le incertezze, egli intravede una grande opportunità per chi saprà sfruttare la rivoluzione in atto con competenza, flessibilità e spirito collaborativo.

Attraverso l’intelligenza artificiale, la produttività delle aziende potrà migliorare e nuove professioni coinvolgeranno giovani e veterani, ponendo però la necessità di una solida formazione digitale e trasversale. Le famiglie e i docenti, insieme agli enti di formazione, sono chiamati a preparare le prossime generazioni a lavori che ancora non esistono.

Il futuro del lavoro sarà caratterizzato da una crescente valorizzazione delle competenze relazionali, della creatività e della capacità di risoluzione dei problemi. Le imprese di successo saranno quelle che sapranno integrare talenti diversi, creare ecosistemi di innovazione e promuovere una cultura aziendale aperta al cambiamento. La capacità di creare un network professionale sarà inoltre fondamentale per accrescere la propria occupabilità (creare un network professionale).

La visione condivisa da Bellucci può fungere da guida pratica per lavoratori, manager, studenti e istituzioni, aiutandoli a orientarsi con successo nell’epoca della trasformazione digitale. L’Italia ha davanti a sé l’occasione di evolvere, promuovendo inclusione, innovazione e adattamento costante.

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