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La proposta del Patronato Acli e il contesto previdenziale attuale
Il Patronato Acli è tornato al centro del dibattito nazionale, portando alla luce una proposta innovativa per la flessibilità previdenziale. In occasione del seminario ‘Previdenza Next Gen’, il presidente nazionale Paolo Ricotti ha illustrato la necessità di riforme strutturali che garantiscano diritti certi e inclusività a tutti i lavoratori italiani. Il tema è particolarmente attuale viste le numerose modifiche legislative degli ultimi anni e la crescente insicurezza percepita tra chi si avvicina all’età della pensione.
Secondo la proposta, si intende consentire l’uscita anticipata dal mondo del lavoro tra i 63 e i 65 anni, a fronte di almeno 20 anni di contributi. Il punto innovativo risiede nel calcolo dell’assegno di pensione, che sarebbe proporzionale all’età di accesso, un approccio pensato per evolvere rispetto alle soluzioni temporanee adottate di recente. Questa iniziativa mira a sostituire misure selettive come Opzione Donna e Quota 103, soggette a drastica riduzione di adesioni.
Negli ultimi due anni, infatti, la riduzione dei nuovi beneficiari di queste due modalità ha raggiunto l’82% per Opzione Donna e il 95% per Quota 103. Tali dati confermano l’urgenza di nuovi criteri, stabili e universali. In questo scenario, risulta strategico anche analizzare l’importanza dell’impiegabilità e della formazione continua, elementi necessari per adattarsi ai cambiamenti del sistema previdenziale.
Pensione minima di garanzia: l’allarme sulle prestazioni contributive basse
Un altro punto cardine della proposta riguarda la pensione minima di garanzia all’interno del sistema contributivo, prevista per evitare condizioni di disagio economico, soprattutto nei casi di lavoratori che hanno avuto carriere discontinue. L’allarme è stato lanciato attraverso un esempio concreto, presentato da Ricotti: una vedova il cui marito ha contribuito per dieci anni con una retribuzione annua lorda di 28.000 euro riceve una reversibilità di appena 178 euro lordi mensili, mentre con due figli l’importo sale a 298 euro. Una situazione definita insostenibile per molte famiglie.
Da qui la richiesta pressante di una modifica normativa strutturale, che tuteli chi rischia di scivolare sotto la soglia di povertà. L’inadeguatezza dell’attuale sistema contributivo in termini di protezione sociale è emersa con chiarezza, e la necessità di una pensione minima di garanzia si configura come una priorità da affrontare con urgenza.
A rafforzare il dibattito, sono stati presentati i dati raccolti nell’ambito del progetto di ricerca ‘Tracciare il futuro’, curato dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Perugia. L’iniziativa è stata affiancata dalla rilevazione online ‘Una previdenza per tutte le generazioni: raccontaci la tua idea’, sottolineando il valore del coinvolgimento dei cittadini nelle scelte previdenziali. Temi analoghi vengono affrontati anche quando si discute di percorsi per costruire tutele anche per chi inizia la carriera senza esperienza lavorativa.
Equità e previdenza complementare: le nuove strategie per giovani e lavoratori
Nel panorama delineato dal Patronato Acli, una particolare attenzione è riservata alla previdenza complementare e all’educazione finanziaria. La proposta prevede l’introduzione dell’iscrizione automatica, all’assunzione, ai fondi pensione di categoria, con periodo di prova e contributo del datore di lavoro. L’obiettivo dichiarato da Ricotti è favorire equità e inclusione per tutte le categorie, con attenzione specifica ai giovani e ai lavoratori atipici.
Un altro versante importante è quella dell’educazione previdenziale, da inserire tra le materie della scuola e nei primi mesi di lavoro, per sensibilizzare fin da subito le nuove generazioni sull’importanza di costruire il proprio futuro pensionistico. Si sottolinea anche la necessità di detraibilità dei contributi per i giovani, misura già discussa in altri contesti europei e su cui si attende una pronuncia da parte delle istituzioni italiane.
La promozione di una nuova cultura previdenziale è ritenuta essenziale per affrontare le sfide di un mercato del lavoro in continua trasformazione. Del resto, sapere affrontare con consapevolezza i primi giorni e le fasi di avvio della carriera può fare la differenza anche in un’ottica di pianificazione previdenziale di lungo periodo.
Il ruolo degli esperti e il dibattito istituzionale sul futuro del welfare
La tavola rotonda del seminario ‘Previdenza Next Gen’ ha ospitato numerosi relatori di rilievo, tra cui Stefano Giubboni (Università di Perugia), Lisa Taschini (Università e-Campus), Valerio Martinelli (Università di Perugia), Maurizio Franzini (Sapienza Università di Roma), Paola Bozzao (Sapienza Università di Roma), Tiziano Treu (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, già ministro). La presenza di Roberto Ghiselli (presidente Consiglio di indirizzo e vigilanza Inps) e Gianluigi Petteni (presidente pro-tempore Ce.Pa) ha ampliato la portata del confronto.
Il confronto ha permesso di analizzare, da varie prospettive disciplinari, l’impatto delle nuove politiche previdenziali e le linee guida per un welfare più stabile, inclusivo e giusto. Moderatore dell’incontro è stato Fabio Insenga, giornalista e vicedirettore Adnkronos, a conferma della rilevanza nazionale attribuita all’evento.
Particolare rilievo è stato dato alle nuove sfide poste dalle trasformazioni del mercato del lavoro, che incidono direttamente sui modelli previdenziali: crescite delle carriere atipiche, discontinuità contributiva, digitalizzazione e globalizzazione. Concetti che tornano anche nel contesto dell’importanza del networking professionale e della costruzione di reti di supporto per la sicurezza futura.
La discussione si è chiusa con la riaffermazione dell’impegno del Patronato Acli a restare al fianco dei lavoratori e dei cittadini, sottolineando l’importanza di soluzioni stabili e inclusive per la previdenza italiana.
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