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L’Intelligenza Artificiale come volano di imprenditorialità nelle PMI
Negli ultimi dodici mesi, la trasformazione digitale guidata dall’intelligenza artificiale sta portando a profondi cambiamenti nel mondo del lavoro, specialmente all’interno delle piccole e medie imprese. Il Work Change Report prodotto da LinkedIn, basato su oltre 18 milioni di PMI globali, evidenzia uno scenario in cui l’AI funge da catalizzatore per nuove ambizioni imprenditoriali.
A livello mondiale, si registra un incremento del 60% dei profili LinkedIn che aggiungono la parola founder. Questo dato copre il periodo tra luglio 2024 e luglio 2025 ed è indicativo di una forte volontà di mettersi in proprio. In parallelo, circa un lavoratore su cinque dichiara l’intenzione di avviare una propria impresa nei prossimi mesi.
Nel caso specifico dell’Italia, la tendenza è altrettanto marcata. Secondo il report, il 39% dei dipendenti delle PMI italiane, grazie all’AI, valuta oggi con maggiore apertura percorsi imprenditoriali in passato mai considerati. Questo cambio di mentalità si accompagna a nuove esigenze di formazione e di adattamento professionale.
Una forte spinta, infatti, arriva dalla consapevolezza che le tecnologie digitali abbattano le barriere di accesso alla creazione di impresa. Strumenti avanzati consentono attività prima riservate alle grandi organizzazioni. Per chi desidera rafforzare la propria employability, la padronanza dell’AI rappresenta ormai una carta vincente.
L’incremento dei founder: dati e nuove strategie
L’aumento delle persone che assumono il titolo di founder su LinkedIn mostra come le Pmi siano un fertile terreno d’innovazione. Dal 2024 al 2025, questa crescita del 60% nei profili è significativa non solo quantitativamente, ma anche nella qualità delle scelte lavorative. In passato, diventare imprenditore era spesso un percorso riservato a pochi determinati; oggi, le porte si aprono a una platea sempre più ampia.
Il 56% dei lavoratori delle Pmi italiane ritiene infatti che l’AI renderà migliore la propria giornata lavorativa, favorendo la produttività e l’efficacia anche in contesti competitivi. Saper usare autonomamente l’AI costituisce un vero vantaggio differenziale: il 22% dei dipendenti italiani afferma di utilizzare già attivamente gli strumenti di intelligenza artificiale per attività avanzate, mentre il 31% li sfrutta nelle mansioni quotidiane.
La globalizzazione dei processi e la maggiore competitività nel mercato del lavoro impongono quindi un ripensamento delle logiche tradizionali. I dati suggeriscono come investire su competenze digitali e relazionali sia la chiave per emergere in questo scenario. Non a caso, diventa strategico comprendere cosa sia davvero il networking e sviluppare una rete capace di supportare le iniziative imprenditoriali.
Allo stesso tempo, il 70% dei responsabili marketing delle PMI italiane pensa che l’intelligenza artificiale aiuterà i brand minori a competere contro i colossi e a raggiungere nuovi segmenti prima inaccessibili. Le funzioni automatizzate di customer service, recruiting e content marketing sono solo alcune delle potenzialità offerte dall’AI.
Nuove competenze e formazione: il ruolo chiave dell’AI
L’introduzione dell’AI non si limita a una mera digitalizzazione dei processi, ma comporta anche un’accelerazione senza precedenti nella crescita delle competenze digitali. In Italia, le skill AI pro capite nelle aziende con 11-50 dipendenti sono cresciute del 54% anno su anno, a fronte del 39% riscontrato nelle grandi aziende con oltre 1001 dipendenti.
Questa differenza sottolinea come le Pmi colgano le opportunità formative per adattarsi rapidamente al nuovo contesto. La formazione promossa dai datori di lavoro gioca un ruolo fondamentale, tanto che il 44% dei dipendenti nelle piccole imprese italiane dichiara di integrare l’AI nel proprio workflow proprio grazie a corsi e iniziative aziendali dedicate.
Nonostante la crescita, permangono dubbi e timori. Il 36% dei professionisti nelle Pmi sostiene di non sapere quali saranno le competenze davvero decisive per il futuro. Questo rischio di skill gap alimenta la richiesta di orientamento da parte di enti, associazioni e piattaforme specializzate, ma anche il desiderio di investire in un profilo LinkedIn perfetto come carta di presentazione sempre aggiornata.
Infine, la tecnologia obbliga a una visione più ampia che includa la contaminazione tra saperi diversi. L’unione di soft skill e hard skill tecniche, unite a un approccio imprenditoriale proattivo, è oggi determinante per distinguersi.
Umanità e reti di connessioni nell’era dell’AI
L’espansione dell’intelligenza artificiale genera enormi quantità di contenuti digitali, ma accentua anche il bisogno di autenticità e riconoscibilità. Secondo il 77% dei marketer delle PMI italiane, la vera differenza sta nel guidare la comunicazione con voci umane e storie autentiche—quelle di clienti, partner, opinion leader e creator reali.
Questa consapevolezza riporta il focus sull’importanza della rete di contatti professionali. La connessione tra AI e umanità deve essere sinergica: il networking non è più un’opzione ma una leva di crescita essenziale. La capacità di generare nuovi lead, prendere decisioni di assunzione ponderate e supportare le attività nei momenti critici passa da relazioni solide e strategicamente coltivate.
In Italia, emerge una crescente voglia di distinguersi e di valorizzare i propri tratti umani attraverso progetti imprenditoriali originali. Il futuro del lavoro sarà sempre più segnato dalla capacità di armonizzare tecnologia, relationship building e visione imprenditoriale condivisa, anche partendo da occasioni di collaborazione informale, come possono essere i party aziendali, utili per stringere rapporti autentici e duraturi.
Sfide e opportunità: l’Italia verso una nuova cultura lavorativa
Il Work Change Report di LinkedIn fotografa un’Italia in corsa, dinamica e pronta a valorizzare l’AI quale motore di crescita. Oggi non si tratta più semplicemente di scegliere se adottare queste tecnologie, ma di capire quanto velocemente e in che modo implementarle per essere competitivi in uno scenario globale.
La sfida resta quella di favorire l’inclusività e fornire percorsi di formazione personalizzati, così da colmare velocemente ogni skill gap emergente. Le politiche attive del lavoro, le associazioni di categoria e le piattaforme digitali possono agire in sinergia per sostenere i lavoratori nella riqualificazione continua.
In conclusione, la vera svolta è culturale: favorire la contaminazione fra competenze tech e sensibilità umana, investire su relazioni solide, e promuovere il valore della diversità imprenditoriale. Una trasformazione che vede l’Italia tra i pionieri nell’integrare intelligenza artificiale, networking professionale e visione globale per stimolare lo sviluppo delle PMI e dare nuova linfa al tessuto produttivo nazionale.
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