La flessibilità lavorativa è diventata sempre più importante nel panorama lavorativo odierno. I passi da gigante fatti dalla tecnologia soprattutto post pandemia e i cambiamenti nelle dinamiche aziendali, stanno facendo sì che sia i dipendenti che le aziende siano sempre impegnati nella ricerca di nuovi modi per adattarsi alle esigenze di un ambiente lavorativo in continua evoluzione.

La flessibilità lavorativa è quella forma di “autonomia” che consiste in un adattamento sempre più attento e costante alle esigenze dei dipendenti. In altre parole, la flessibilità lavorativa è la capacità di adattare l’orario e le modalità di lavoro al fine di soddisfare le esigenze sia dell’azienda che dei dipendenti.

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In realtà, non si tratta solo di poter scegliere l’orario di lavoro, ma anche di avere la possibilità di lavorare in luoghi diversi dall’ufficio tradizionale, utilizzando tool digitali. Tale approccio, che si basa essenzialmente su una profonda fiducia reciproca tra azienda e dipendente, consente senza dubbio un maggiore equilibrio tra vita professionale e personale di tutti i dipendenti e non solo.

Dati i numerosi vantaggi che la flessibilità lavorativa porta con sè, abbiamo deciso di approfondire la tematica nei prossimi paragrafi, soffermandoci sull’importanza della flessibilità lavorativa, sulle più diffuse forme contrattuali flessibili e sui suoi principali benefici sia per l’azienda che per i dipendenti.

Flessibilità lavorativa: quali sono le principali tipologie di contratto flessibile

La flessibilità lavorativa rappresenta un elemento cruciale nel mondo del lavoro odierno, sempre più dinamico e innovativo, nonchè una caratteristica essenziale per le aziende che desiderano rimanere competitive e attrattive su un mercato così esigente.

Ed è proprio in virtù delle rinnovate esigenze del mondo del lavoro, appare chiaro come un approccio basato sulla flessibilità lavorativa risulti fondamentale. La flessibilità lavorativa può essere intesa in due modi:

  • in senso formale

per flessibilità lavorativa in senso formale si intende l’insieme dei contratti di lavoro flessibili nati soprattutto nel corso degli ultimi anni, sempre più numerosi;

  • in senso informale

per flessibilità lavorativa in senso informale si intende, invece, l’insieme delle politiche interne aziendali che permettono appunto la flessibilità orario di lavoro e così via.

Vediamo, dunque, quali sono le principali tipologie contrattuali basate sulla flessibilità lavorativa:

1) Il contratto part- time

Il contratto di lavoro part-time, che può essere sia a tempo determinato che a tempo indeterminato, prevede un orario di lavoro ridotto rispetto a quello full time (le ore di lavoro previste sono inferiori alle consuete 40 ore settimanali). Questo tipo di contratto offre flessibilità sia all’azienda che ai dipendenti, consentendo a questi ultimi di dedicarsi ad altre attività o impegni personali e di avere, quindi, più tempo libero.

2) Il contratto di somministrazione

Il contratto di somministrazione è una tipologia di contratto che vede coinvolti 3 soggetti, ossia il datore di lavoro e un’agenzia per il lavoro che segnala i candidati (terzo soggetto) più idonei per lo svolgimento del ruolo che l’azienda vuole coprire. Il contratto di somministrazione, che può essere sia a tempo determinato che indeterminato, è una delle modalità contrattuali più flessibili in quanto permette ai datori di lavoro di assumere lavoratori solo nei periodi in cui ne hanno bisogno.

3) Il contratto a chiamata (o intermittente)

Il contratto a chiamata o intermittente è un’altra tipologia contrattuale basata sulla flessibilità lavorativa. Come si evince dal nome stesso, infatti, il contratto a chiamata consente al datore di lavoro di contattare un dipendente solo quando c’è effettivamente bisogno del suo lavoro. Il dipendente, dal canto suo, è tenuto a essere disponibile per rispondere alle chiamate dell’azienda, ma non ha un orario di lavoro fisso.

4) Contratto di lavoro agile

Il contratto di lavoro agile (o smart working) è un’opzione che permette ai dipendenti di lavorare con la massima flessibilità nel lavoro, utilizzando tool digitali. Il dipendente può lavorare da casa o da qualsiasi altro luogo ritenuto appropriato. In questo modo, si riduce per i lavoratori la necessità di spostamenti pendolari e si offre loro una maggiore autonomia nella gestione del tempo e nell’organizzazione delle proprie attività lavorative.

Flessibilità lavorativa: i vantaggi per i dipendenti e per le aziende

Flessibilità e lavoro vanno (o dovrebbero andare), dunque, di pari passo e al passo con i tempi che vedono cambiamenti repentini e imprevedibili nell’attuale mercato del lavoro.

Quali sono i principali vantaggi della flessibilità lavorativa per i dipendenti e per le aziende? Di seguito, ti proponiamo un elenco dettagliato dei principali.

Vantaggi per i dipendenti

Tra i vantaggi che la flessibilità lavorativa offre ai dipendenti ci sono:

1) un migliore work life balance

La flessibilità nel lavoro consente ai lavoratori di conciliare in maniera più efficace ed efficiente le esigenze personali con quelle professionali. I dipendenti possono infatti scegliere, nella maggior parte dei casi, quando e dove lavorare e riescono ad organizzare la propria giornata in modo da dare il giusto spazio anche alla vita privata.

2) maggiore produttività

I dipendenti che lavorano in un’azienda con un approccio basato sulla flessibilità lavorativa sono sicuramente più produttivi. Se, infatti, hanno la possibilità di avere il tempo libero di cui hanno bisogno, di distribuire la propria giornata come desiderano e di soddisfare le proprie esigenze professionali e personali senza alcuna difficoltà, riusciranno anche ad essere più soddisfatti, motivati e più produttivi.

3) Diminuzione di ansia e stress

In virtù di quanto detto sopra, appare chiaro come la maggiore soddisfazione e motivazione dei dipendenti grazie alla flessibilità lavorativa, sia anche sinonimo di una diminuzione di ansia e stress, stati d’animo che, molto spesso, accompagnano le giornate di molti lavoratori che subiscono, per esempi, carichi eccessivi di lavoro, etc.

4) Generale benessere dei lavoratori

In generale, la flessibilità lavorativa porta quindi a livelli più alti di benessere dei lavoratori: eliminare il bisogno di spostamenti stressanti o consentire lo smartworking contribuisce a ridurre i livelli di affaticamento e a migliorare la qualità complessiva della vita. I dipendenti che si sentono più felici e meno stressati sono anche più propensi a rimanere motivati, impegnati e a lungo termine più fedeli all’azienda. A tale benessere si accompagna anche un maggiore senso di gratificazione che i dipendenti provano grazie alla fiducia che si viene ad instaurare con il datore di lavoro.

I vantaggi per le aziende

1) Aumento complessivo della produttività

La flessibilità lavorativa può portare sicuramente ad un aumento complessivo della produttività. Consentire ai dipendenti di organizzare il proprio lavoro in maniera più libera ed autonoma migliora la concentrazione e la motivazione e aumenta l’efficienza e la qualità del lavoro svolto.

2) Riduzione dei costi fissi

La flessibilità lavorativa contribuisce anche a ridurre i costi aziendali. Con la possibilità di lavorare da remoto, le aziende possono ridurre le spese legate all’affitto di spazi condivisi.

3) Calo di ritardi e assenteismo

La maggiore autonomia concessa ai dipendenti, fa sì che ci sia un netto calo sia dei ritardi sia, in generale, dell’assenteismo. Potersi organizzare con maggiore flessibilità permette, infatti, ai dipendenti di sentirsi più liberi e meno vincolati da orari rigidi.

4) Migliore reputazione aziendale

Adottando un approccio basato sulla flessibilità lavorativa, l’azienda potrebbe diventare più appetibile agli occhi dei migliori professionisti del mercato.

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