risoluzione consensuale del rapporto di lavoro

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La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro è una modalità di cessazione del contratto di lavoro che avviene di comune accordo tra il datore di lavoro e il lavoratore. In altre parole, entrambe le parti concordano la fine del rapporto senza che si verifichi un licenziamento unilaterale o dimissioni volontarie da parte del dipendente. Questo tipo di risoluzione si differenzia per il fatto che si basa su un accordo bilaterale, in cui entrambe le parti accettano le condizioni stabilite per la cessazione.

Questo strumento di risoluzione si è consolidato come una delle soluzioni più equilibrate quando le esigenze aziendali e del lavoratore si allineano nel voler interrompere il rapporto lavorativo in maniera pacifica e collaborativa. La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, essendo basata su un accordo, può includere specifiche condizioni economiche e giuridiche vantaggiose per entrambe le parti, come compensazioni o condizioni migliorative rispetto a quelle previste per altre forme di cessazione.

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Approfondiamo nei prossimi paragrafi tutto quello che c’è da sapere sulla tematica, focalizzandoci su risoluzione consensuale del rapporto di lavoro definizione, risoluzione consensuale del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, risoluzione consensuale del rapporto di lavoro procedura, differenze tra risoluzione consensuale del rapporto di lavoro e altre modalità di risoluzione del contratto, implicazioni economiche e previdenziali della risoluzione consensuale del rapporto di lavoro e circostanze in cui è preferibile optare per una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.

Risoluzione consensuale del rapporto di lavoro: definizione

La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro e le dimissioni volontarie sono due modalità attraverso cui un contratto di lavoro può terminare, ma differiscono per modalità e implicazioni.

1) Dimissioni volontarie

Le dimissioni sono un atto unilaterale del lavoratore, che decide autonomamente di cessare il proprio rapporto di lavoro. In questo caso, non è necessaria l’accettazione del datore di lavoro e il dipendente è obbligato a rispettare un periodo di preavviso, come previsto dal contratto di lavoro o dalle normative collettive. Tuttavia, le dimissioni volontarie comportano generalmente la perdita del diritto a percepire l’indennità di disoccupazione NASpI, a meno che non rientrino in casi particolari (es. dimissioni per giusta causa).

2) Risoluzione consensuale

A differenza delle dimissioni, la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro richiede un accordo bilaterale tra il datore di lavoro e il dipendente, che stabiliscono insieme le condizioni per la cessazione del contratto. Questa modalità di cessazione offre maggiore flessibilità e può includere accordi particolari su indennità o compensazioni aggiuntive. Inoltre, il lavoratore che opta per la risoluzione consensuale può avere diritto a richiedere la NASpI, a condizione che la procedura di risoluzione sia conforme alle regole previste.

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Situazioni tipiche in cui si applica la risoluzione consensuale

La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro può essere applicata in molteplici circostanze, generalmente quando entrambe le parti vogliono evitare conflitti o vogliono concludere il rapporto di lavoro in modo equilibrato. Di seguito alcune situazioni comuni in cui si può adottare questa soluzione:

1) Ristrutturazione aziendale o riduzione del personale

Quando un’azienda deve affrontare un processo di ristrutturazione o ridurre il numero di dipendenti per motivi economici, la risoluzione consensuale può essere una soluzione per evitare licenziamenti unilaterali, che potrebbero portare a contenziosi. In questi casi, spesso l’azienda offre incentivi economici ai dipendenti affinché accettino la risoluzione consensuale.

2) Incompatibilità tra il lavoratore e l’azienda

Quando ci sono incompatibilità personali o professionali che rendono difficile il proseguimento del rapporto di lavoro, ma entrambe le parti vogliono evitare il ricorso a soluzioni più drastiche come il licenziamento o le dimissioni, la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro può offrire una via d’uscita pacifica.

3) Cambio di carriera o necessità personali del lavoratore

Se un lavoratore desidera intraprendere un nuovo percorso professionale o ha esigenze personali (es. trasferimento in un’altra città o cambio di settore lavorativo), la risoluzione consensuale del contratto di lavoro può permettere una separazione vantaggiosa, senza compromettere la relazione professionale e garantendo al lavoratore l’accesso ai benefici previdenziali.

4) Mancanza di crescita professionale

In alcuni casi, un dipendente può ritenere che le prospettive di crescita o sviluppo all’interno dell’azienda siano limitate. Anziché dimettersi e perdere eventuali benefici, il lavoratore può negoziare una risoluzione consensuale con l’azienda.

5) Cessazione temporanea o permanente delle attività aziendali

Se un’azienda deve sospendere le proprie attività, ad esempio in caso di crisi economica o cessazione dell’attività, può proporre ai dipendenti una risoluzione consensuale. In questo modo, si evitano potenziali controversie e si permette al lavoratore di accedere a sostegni economici come la NASpI.

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Risoluzione consensuale del rapporto di lavoro: vantaggi per il lavoratore e per il datore di lavoro

La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro offre diversi vantaggi sia per il lavoratore che per il datore di lavoro, rendendola una delle modalità più equilibrate e vantaggiose per la cessazione del contratto. Di seguito, analizziamo i principali benefici per entrambe le parti.

Vantaggi per il lavoratore

  • Accesso all’indennità di disoccupazione: uno dei maggiori vantaggi per il lavoratore è la possibilità di accedere all’indennità di disoccupazione NASpI, a differenza delle dimissioni volontarie, dove l’accesso a questa indennità è spesso precluso
  • Pacchetti di buonuscita: il lavoratore, in caso di risoluzione consensuale, può negoziare un pacchetto di buonuscita, che potrebbe includere un incentivo economico aggiuntivo rispetto a quanto previsto dal normale trattamento di fine rapporto (TFR). Questo accordo può includere bonus, compensazioni o vantaggi extra, rendendo l’uscita dall’azienda più vantaggiosa rispetto ad altre modalità di cessazione del rapporto
  • Maggiore flessibilità: la risoluzione consensuale offre al lavoratore la possibilità di concordare i termini della cessazione, compresi i tempi e le modalità. Questo permette di pianificare meglio la transizione verso un nuovo lavoro o altri progetti personali
  • Mantenimento di buoni rapporti: poiché si tratta di un accordo bilaterale, la risoluzione consensuale consente al lavoratore di concludere il rapporto di lavoro senza conflitti o tensioni. Questo è particolarmente utile in settori dove è importante mantenere buone relazioni con i datori di lavoro precedenti per future opportunità.

Vantaggi per il datore di lavoro

  • Riduzione del rischio di contenziosi: una delle principali preoccupazioni di un datore di lavoro durante la cessazione di un contratto è il rischio di essere coinvolto in una causa legale o una controversia sindacale. La risoluzione consensuale, essendo basata su un accordo comune, riduce notevolmente il rischio di ricorsi giudiziari o rivendicazioni per licenziamenti ingiustificati
  • Costi ridotti e maggiore prevedibilità: rispetto a un licenziamento, che può comportare costi significativi in termini di vertenze legali, risarcimenti o retribuzioni dovute, la risoluzione consensuale consente di gestire i costi in modo prevedibile. L’azienda può offrire un incentivo economico una tantum, evitando costi futuri incerti
  • Miglior gestione dell’immagine aziendale: licenziare dipendenti può avere un impatto negativo sull’immagine pubblica di un’azienda, specialmente in periodi di ristrutturazione. La risoluzione consensuale permette di gestire meglio la comunicazione interna ed esterna, presentando la separazione come una scelta condivisa e pacifica
  • Flessibilità nei tempi e nelle modalità: come per il lavoratore, anche per il datore di lavoro la risoluzione consensuale offre maggiore flessibilità. Le parti possono concordare le modalità e le tempistiche della separazione, permettendo all’azienda di organizzare meglio la gestione del personale e delle risorse.

Risoluzione consensuale del rapporto di lavoro a tempo indeterminato

La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro a tempo indeterminato è una modalità in cui il contratto di lavoro viene concluso di comune accordo tra datore di lavoro e dipendente. Questa procedura è particolarmente rilevante nel contratto a tempo indeterminato, in quanto offre una via di uscita più flessibile e meno conflittuale rispetto al licenziamento o alle dimissioni volontarie.

Nel caso di un contratto a tempo indeterminato, il lavoratore e il datore di lavoro possono decidere di porre fine al rapporto di lavoro in qualsiasi momento, senza la necessità di fornire una giustificazione legale specifica, come invece accade per il licenziamento. Tuttavia, è fondamentale seguire una procedura formale per garantire che la risoluzione sia conforme alle leggi vigenti, specialmente alla luce del Jobs Act e delle normative di tutela del lavoratore previste dal GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati) e dal D.Lgs. 151/2015.

Passaggi principali della risoluzione consensuale per i contratti a tempo indeterminato:

  • Accordo bilaterale tra le parti: la prima fase è l’accordo tra datore di lavoro e lavoratore, che definiscono insieme le modalità e i termini della risoluzione del rapporto di lavoro. Questo accordo può includere compensazioni economiche, come un incentivo di buonuscita o un prolungamento del periodo di preavviso
  • Formalizzazione della procedura tramite piattaforma telematica: dal 2015, con l’introduzione del Jobs Act, per garantire la massima trasparenza e protezione del lavoratore, la risoluzione consensuale per i contratti a tempo indeterminato deve essere formalizzata attraverso una procedura telematica. Entrambe le parti devono accedere al portale del Ministero del Lavoro o utilizzare un intermediario autorizzato (es. patronato, consulente del lavoro) per confermare l’accordo e avviare la procedura di cessazione. Questa misura è stata introdotta per evitare che il lavoratore possa essere costretto a firmare un accordo contro la sua volontà
  • Convalida della risoluzione consensuale presso il centro per l’impiego: una volta avviata la procedura telematica, il lavoratore è tenuto a confermare l’accordo presso il Centro per l’Impiego entro 7 giorni lavorativi. In alternativa, può farlo tramite la stessa piattaforma telematica. La convalida è obbligatoria per garantire che il dipendente sia consapevole delle conseguenze della risoluzione consensuale e che non sia stato forzato o indotto a firmare l’accordo in modo fraudolento
  • Decorrenza e comunicazione dell’INPS: dopo la convalida, la risoluzione diventa effettiva, e l’azienda deve comunicare la cessazione del rapporto di lavoro all’INPS e agli altri enti previdenziali entro 5 giorni dalla data effettiva di cessazione. Questo passaggio è essenziale per regolare la posizione contributiva del lavoratore e per garantire il suo accesso a eventuali prestazioni come l’indennità di disoccupazione NASpI.

Aspetti legali da considerare

Per garantire che la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro a tempo indeterminato avvenga in maniera legittima e conforme alla normativa, è importante considerare una serie di aspetti legali:

  • Tutela del lavoratore: la procedura telematica e la convalida presso il Centro per l’Impiego sono state introdotte per prevenire qualsiasi coercizione o abuso. Il lavoratore deve essere libero di accettare l’accordo, senza pressioni o minacce da parte del datore di lavoro. Se la procedura non viene seguita correttamente, la risoluzione può essere considerata nulla, e il lavoratore potrebbe impugnare la cessazione del rapporto
  • Preavviso: nonostante la risoluzione consensuale non richieda formalmente il rispetto del periodo di preavviso (che invece è previsto in caso di dimissioni o licenziamento), le parti possono decidere di includere nel loro accordo un periodo di preavviso. In tal caso, il lavoratore continua a lavorare per un determinato periodo dopo la firma dell’accordo, per consentire all’azienda di trovare un sostituto o per agevolare il passaggio di consegne
  • Accesso alla NASpI: uno dei vantaggi della risoluzione consensuale per il lavoratore è la possibilità di accedere all’indennità di disoccupazione NASpI, purché la procedura segua le regole previste dalla legge, inclusa la convalida presso il Centro per l’Impiego. Questo aspetto è particolarmente importante perché, in caso di dimissioni volontarie, l’accesso alla NASpI è limitato o non previsto, a meno che non si tratti di dimissioni per giusta causa
  • Compensazioni economiche: la risoluzione consensuale può includere accordi economici tra datore di lavoro e dipendente, come la buonuscita o il riconoscimento di premi o bonus. In questi casi, è importante formalizzare l’accordo in modo chiaro e preciso, definendo quali sono gli importi e le modalità di pagamento. Questo accordo economico deve essere regolato da un atto formale che possa essere utilizzato come prova in caso di controversie future
  • Trattamento di Fine Rapporto (TFR): la risoluzione consensuale non influisce sui diritti del lavoratore relativi al TFR. Al termine del rapporto di lavoro, l’azienda è tenuta a liquidare il Trattamento di Fine Rapporto al lavoratore secondo le modalità previste dal contratto collettivo nazionale applicabile o dagli accordi aziendali
  • Impugnabilità della risoluzione consensuale: sebbene la risoluzione consensuale sia generalmente considerata un accordo definitivo tra le parti, il lavoratore ha il diritto di impugnare l’accordo entro 60 giorni dalla convalida, se ritiene che l’accordo sia stato raggiunto in modo illegittimo o sotto pressione. In questo caso, il lavoratore potrebbe richiedere la reintegrazione sul posto di lavoro o il risarcimento dei danni
  • Effetti fiscali e contributivi: dal punto di vista fiscale e contributivo, i compensi e le indennità riconosciute al lavoratore in sede di risoluzione consensuale sono soggetti alla normale tassazione. Inoltre, le somme versate a titolo di buonuscita potrebbero essere soggette a una tassazione agevolata se rientrano nelle condizioni previste dalla normativa fiscale italiana.

Risoluzione consensuale del rapporto di lavoro: procedura

La procedura per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro richiede il rispetto di una serie di passaggi formali per assicurare che l’accordo tra lavoratore e datore di lavoro sia valido e conforme alla normativa vigente. Questi passaggi variano leggermente a seconda del tipo di contratto (a tempo determinato o indeterminato), ma l’obiettivo è garantire che entrambe le parti abbiano piena consapevolezza dei termini dell’accordo e che il lavoratore non sia indotto a firmare contro la propria volontà.

Fasi principali della procedura di risoluzione consensuale

La procedura di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro si articola in diverse fasi, tutte fondamentali per garantire la correttezza dell’accordo e la sua validità legale.

1) Accordo tra le parti

Il primo passaggio nella risoluzione consensuale è il raggiungimento di un accordo tra il lavoratore e il datore di lavoro. Questa fase prevede un dialogo aperto tra le parti, dove vengono stabilite le condizioni di cessazione del contratto.

Punti chiave dell’accordo:

  • Termini economici: spesso l’azienda può offrire al lavoratore un incentivo economico per accettare la risoluzione consensuale. Questo incentivo può includere bonus di buonuscita o il pagamento di una somma extra oltre al Trattamento di Fine Rapporto (TFR)
  • Data di cessazione: le parti devono stabilire la data in cui il rapporto di lavoro verrà formalmente concluso. In molti casi, viene concordato un periodo di preavviso, anche se non obbligatorio
  • Eventuali clausole aggiuntive: l’accordo può includere clausole su diritti futuri, come l’uso di informazioni riservate, eventuali restrizioni post-lavoro (non concorrenza) o il riconoscimento di benefit aziendali residui (es. stock option, contributi previdenziali aggiuntivi).

2) Comunicazione all’INPS e agli enti previdenziali

Una volta raggiunto l’accordo tra le parti, il datore di lavoro è tenuto a notificare la cessazione del rapporto di lavoro all’INPS e agli altri enti previdenziali competenti. Questa comunicazione è obbligatoria e deve avvenire entro 5 giorni dalla data di cessazione effettiva del rapporto di lavoro.

La comunicazione include:

  • Dati relativi al lavoratore (es. codice fiscale, posizione contributiva)
  • La data di cessazione
  • Motivo della cessazione (in questo caso, risoluzione consensuale)

Questa notifica è necessaria per aggiornare la posizione contributiva del lavoratore e per permettere all’INPS di avviare, se necessario, le procedure per l’erogazione della NASpI (indennità di disoccupazione), a cui il lavoratore può avere diritto.

3) Formalizzazione dell’accordo tramite procedura telematica (per i contratti a tempo indeterminato)

Per i contratti a tempo indeterminato, la procedura di risoluzione consensuale deve essere formalizzata tramite una procedura telematica obbligatoria, introdotta con il Jobs Act nel 2015. Questa misura è stata pensata per tutelare i lavoratori, assicurando che l’accordo sia realmente consensuale e non frutto di pressioni da parte del datore di lavoro.

Passaggi della procedura telematica:

  • Accesso al portale: il datore di lavoro (o il lavoratore) accede al portale del Ministero del Lavoro o può avvalersi di un intermediario abilitato, come un patronato o un consulente del lavoro
  • Inserimento dei dati: vengono inseriti i dati del lavoratore e del datore di lavoro, oltre alla data di cessazione e la motivazione (risoluzione consensuale)
  • Inoltro della richiesta: una volta inseriti i dati, la richiesta viene inoltrata per la convalida

La formalizzazione telematica è un passaggio essenziale per evitare abusi e garantire che il lavoratore sia informato e consapevole dei termini dell’accordo.

4) Conferma della procedura tramite convalida presso il Centro per l’Impiego

Dopo l’inoltro telematico della risoluzione consensuale, il lavoratore deve confermare la sua volontà di risolvere il rapporto presso il Centro per l’Impiego. La convalida è un passaggio obbligatorio e deve essere eseguita entro 7 giorni lavorativi dalla firma dell’accordo.

Le modalità di convalida sono le seguenti:

  • Convalida presso il centro per l’impiego: il lavoratore si reca fisicamente presso un centro per l’impiego per confermare la sua adesione alla risoluzione consensuale. Il centro verifica che il lavoratore abbia compreso i termini dell’accordo e che non ci siano stati comportamenti coercitivi da parte del datore di lavoro
  • Convalida tramite piattaforma telematica: in alternativa, il lavoratore può confermare la risoluzione utilizzando la stessa piattaforma telematica usata per l’inoltro, evitando così la necessità di recarsi fisicamente al centro per l’impiego

La convalida garantisce che il lavoratore accetti volontariamente la cessazione del rapporto e costituisce una forma di tutela contro eventuali pressioni o condizionamenti. Se la convalida non viene effettuata, l’accordo potrebbe essere considerato nullo.

5) Tempistiche e obblighi legali

Le tempistiche e gli obblighi legali per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro devono essere seguiti scrupolosamente per evitare che l’accordo venga invalidato o impugnato. Ecco i principali obblighi temporali e legali:

  • Accordo preliminare: le parti possono stabilire liberamente la data di cessazione del rapporto di lavoro. Questo accordo può essere preceduto da un periodo di preavviso, se stabilito dalle parti
  • Comunicazione all’INPS: deve essere fatta entro 5 giorni dalla cessazione effettiva del rapporto. Il mancato rispetto di questa scadenza può comportare sanzioni amministrative per l’azienda
  • Convalida presso il Centro per l’Impiego: il lavoratore ha 7 giorni lavorativi di tempo per recarsi al Centro per l’Impiego o effettuare la convalida telematica. Se il lavoratore non conferma l’accordo entro questo periodo, la risoluzione non è valida e il rapporto di lavoro può rimanere attivo
  • Impugnazione dell’accordo: il lavoratore può impugnare l’accordo entro 60 giorni dalla convalida, se ritiene di aver subito pressioni o se l’accordo è stato raggiunto in modo illecito.

Differenze tra la risoluzione consensuale e altre modalità di risoluzione del contratto

La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro può avvenire in diversi modi, ciascuno con le proprie implicazioni legali, economiche e procedurali. La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro si distingue nettamente dalle altre modalità, come il licenziamento, le dimissioni o il licenziamento per giusta causa. Di seguito analizziamo in dettaglio le principali differenze.

1) Risoluzione consensuale vs licenziamento

Il licenziamento è l’atto unilaterale con cui il datore di lavoro decide di interrompere il rapporto di lavoro, a differenza della risoluzione consensuale, che si basa su un accordo reciproco tra le parti.

Caratteristiche principali del licenziamento

  • Atto unilaterale: il datore di lavoro può licenziare il dipendente senza la necessità di un accordo con quest’ultimo. Il lavoratore può impugnare il licenziamento se ritiene che non ci siano motivazioni valide o che la procedura non sia stata rispettata
  • Motivazioni legali: il licenziamento deve essere giustificato da motivazioni specifiche, come un motivo economico (es. crisi aziendale) o disciplinare (es. comportamenti scorretti del lavoratore). Se il datore di lavoro non fornisce motivazioni valide o violenta la normativa sul licenziamento, il lavoratore può chiedere la reintegrazione o il risarcimento
  • Obbligo di preavviso: il datore di lavoro deve generalmente fornire un preavviso al lavoratore, salvo nei casi di licenziamento per giusta causa. Se il preavviso non viene rispettato, il lavoratore ha diritto a un’indennità sostitutiva.

Differenze rispetto alla risoluzione consensuale

  • Accordo vs imposizione: la risoluzione consensuale avviene per accordo tra lavoratore e datore di lavoro, mentre il licenziamento è deciso unicamente dall’azienda
  • Conflittualità: il licenziamento può facilmente degenerare in un contenzioso legale, poiché il lavoratore può ritenere che il licenziamento sia ingiusto o illegittimo. Al contrario, la risoluzione consensuale, essendo accettata da entrambe le parti, riduce il rischio di dispute legali
  • Indennità: in caso di licenziamento, il lavoratore può avere diritto a una serie di tutele, come l’indennità di preavviso e il TFR, mentre nella risoluzione consensuale l’importo finale può essere negoziato tra le parti e includere compensazioni aggiuntive (es. buonuscita)
  • Accesso alla NASpI: in entrambi i casi, il lavoratore ha diritto all’indennità di disoccupazione NASpI, purché il licenziamento non avvenga per giusta causa e la risoluzione consensuale segua la procedura formale.

2) Risoluzione consensuale vs dimissioni

Le dimissioni rappresentano un atto unilaterale da parte del lavoratore, che decide di interrompere il rapporto di lavoro. La differenza principale con la risoluzione consensuale è la natura della decisione e il diverso trattamento dei diritti e delle indennità.

Caratteristiche principali delle dimissioni

  • Decisione unilaterale del lavoratore: il lavoratore può dimettersi in qualsiasi momento, senza la necessità di ottenere l’accordo del datore di lavoro. Tuttavia, deve rispettare i termini di preavviso previsti dal contratto o dal contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL)
  • Preavviso: il lavoratore è generalmente tenuto a rispettare un periodo di preavviso, che può variare a seconda del CCNL applicato o del contratto individuale. Se non rispetta questo obbligo, il datore di lavoro può trattenere un’indennità dal TFR o dal saldo finale
  • NASpI: le dimissioni volontarie normalmente non danno diritto alla NASpI, a meno che non siano per giusta causa (ad esempio, in caso di mobbing o mancato pagamento della retribuzione).

Differenze rispetto alla risoluzione consensuale

  • Unilateralità vs accordo: mentre nelle dimissioni il lavoratore decide autonomamente di cessare il rapporto, nella risoluzione consensuale c’è un accordo reciproco tra lavoratore e datore di lavoro
  • Accesso alla NASpI: le dimissioni, salvo il caso della giusta causa, non danno diritto alla NASpI. Nella risoluzione consensuale, se la procedura viene seguita correttamente, il lavoratore ha diritto all’indennità di disoccupazione
  • Benefici economici: con la risoluzione consensuale, il lavoratore può negoziare condizioni economiche migliori rispetto alle dimissioni, come la ricezione di un incentivo o un bonus di buonuscita, mentre le dimissioni non prevedono questo tipo di trattativa
  • Preavviso: nella risoluzione consensuale, le parti possono concordare una data di cessazione senza dover rispettare i termini di preavviso previsti per le dimissioni. Nelle dimissioni, invece, il lavoratore è obbligato a rispettare il preavviso o a subire la trattenuta economica.

3) Risoluzione consensuale vs licenziamento per giusta causa

Il licenziamento per giusta causa si verifica quando il datore di lavoro decide di interrompere immediatamente il rapporto di lavoro per comportamenti particolarmente gravi del lavoratore, che compromettono in modo irreparabile il rapporto fiduciario. Questo tipo di licenziamento ha conseguenze rilevanti per il lavoratore.

Caratteristiche principali del licenziamento per giusta causa

  • Assenza di preavviso: il licenziamento per giusta causa avviene senza preavviso, poiché la gravità del comportamento del lavoratore non giustifica la continuazione del rapporto, nemmeno per il periodo di preavviso
  • Casi tipici: il licenziamento per giusta causa è giustificato da condotte gravissime come furto, insubordinazione grave, violazione del segreto aziendale, falsificazione di documenti o altre azioni che compromettono irreparabilmente la fiducia tra lavoratore e datore di lavoro
  • Tutele ridotte per il lavoratore: il lavoratore licenziato per giusta causa perde molte delle tutele normalmente garantite, come l’indennità di preavviso, e non ha diritto alla NASpI, a meno che il licenziamento non venga impugnato e ritenuto illegittimo.

Differenze rispetto alla risoluzione consensuale

  • Motivazione vs accordo: il licenziamento per giusta causa è un atto unilaterale e punitivo, motivato dal comportamento del lavoratore, mentre la risoluzione consensuale si basa su un accordo pacifico tra le parti
  • Assenza di preavviso: nel licenziamento per giusta causa non è previsto alcun preavviso, data la gravità del comportamento del lavoratore. Nella risoluzione consensuale, le parti possono concordare liberamente la data di cessazione e decidere se prevedere o meno un periodo di preavviso
  • Tutele economiche: il lavoratore licenziato per giusta causa perde alcune tutele, come il diritto all’indennità di preavviso e, di norma, all’indennità di disoccupazione NASpI. Al contrario, la risoluzione consensuale può prevedere una buonuscita e garantire l’accesso alla NASpI
  • Conflittualità: il licenziamento per giusta causa può facilmente degenerare in una vertenza legale, con il lavoratore che può impugnare il licenziamento se ritiene che la giusta causa non sussista. La risoluzione consensuale, invece, tende a evitare conflitti poiché è una decisione condivisa.

Risoluzione consensuale in caso di controversie e disaccordi

La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro può essere una soluzione efficace per evitare o risolvere controversie e disaccordi tra lavoratore e datore di lavoro. Questo approccio consente alle parti di raggiungere un accordo senza dover ricorrere a lunghi e costosi procedimenti legali, mantenendo intatte le relazioni professionali o, almeno, evitando scontri inutili.

Come gestire il processo in modo professionale

Quando si tratta di controversie o disaccordi sul luogo di lavoro, la gestione del processo di risoluzione consensuale richiede un approccio trasparente, equilibrato e ben strutturato. Questo aiuta a prevenire l’escalation del conflitto e a trovare una soluzione che soddisfi entrambe le parti. Ecco alcuni passaggi chiave per gestire il processo in modo professionale:

1) Comunicazione chiara e aperta

  • La comunicazione è fondamentale per il successo di qualsiasi risoluzione consensuale, specialmente quando ci sono controversie o tensioni tra le parti. È importante che entrambe le parti si esprimano in modo chiaro e onesto, delineando le proprie aspettative e preoccupazioni
  • Il datore di lavoro dovrebbe spiegare in modo trasparente le ragioni che portano alla risoluzione del rapporto, senza cercare di incolpare o minacciare il lavoratore. Allo stesso modo, il lavoratore dovrebbe esporre eventuali richieste o problematiche, evitando atteggiamenti difensivi o ostili.

2) Mediazione interna o supporto da consulenti esterni

  • In caso di disaccordi significativi, può essere utile coinvolgere un mediatore interno all’azienda (es. un responsabile delle risorse umane) o un consulente esterno, come un avvocato del lavoro o un consulente specializzato nella gestione dei conflitti. Il mediatore funge da facilitatore per negoziare i termini della risoluzione, garantendo che entrambe le parti siano trattate in modo equo
  • La presenza di un mediatore o di un consulente esterno può anche aiutare a ridurre il rischio di comportamenti emotivi, mantenendo il focus sulle soluzioni pratiche piuttosto che sulle recriminazioni.

3) Definizione chiara dei termini dell’accordo

  • La negoziazione dei termini della risoluzione consensuale deve essere condotta in modo dettagliato, per evitare malintesi o futuri conflitti. Gli aspetti economici, come il Trattamento di Fine Rapporto (TFR), eventuali indennità aggiuntive o incentivi economici, devono essere chiaramente delineati e concordati
  • È utile redigere un accordo scritto, che stabilisca i termini esatti della risoluzione e includa una clausola in cui il lavoratore accetta di non impugnare l’accordo successivamente, a meno che non vi siano motivi legittimi (es. violazione dell’accordo da parte del datore di lavoro).

4) Rispetto reciproco e professionalità

  • Anche in situazioni di conflitto, è fondamentale che entrambe le parti mantengano un atteggiamento professionale e rispettoso. Il datore di lavoro dovrebbe evitare di fare pressioni indebite sul lavoratore per accettare l’accordo, e il lavoratore dovrebbe affrontare il processo in modo pragmatico, cercando di massimizzare i propri interessi senza degenerare in accuse personali
  • Un ambiente sereno e professionale aiuta a evitare che la situazione si inasprisca e offre maggiori possibilità di raggiungere un compromesso soddisfacente per entrambe le parti.

5) Gestione della documentazione e adempimenti legali

  • È importante gestire correttamente la documentazione legale relativa alla risoluzione consensuale. Questo include la procedura telematica di convalida dell’accordo (obbligatoria per i contratti a tempo indeterminato) e la comunicazione della cessazione all’INPS e agli enti previdenziali
  • La corretta gestione della documentazione garantisce la validità dell’accordo e riduce il rischio di impugnazioni o contestazioni future.

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