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Il fenomeno dei contratti pirata nel terziario
Nel novembre 2025, Mauro Lusetti, vicepresidente di Confcommercio, ha acceso i riflettori sulla questione dei cosiddetti contratti “pirata” che affliggono il settore terziario italiano. Secondo i dati forniti, sono più di 200 contratti irregolari su un totale di 250 nei comparti del commercio, ristorazione, trasporti e distribuzione. Questo fenomeno comporta una perdita economica significativa, arrivando fino a 12.000 euro l’anno per ogni lavoratore interessato.
Lusetti ha sottolineato che i contratti sottoscritti dalla sua associazione tutelano oltre 2,2 milioni di addetti nelle realtà imprenditoriali associate, ma vengono utilizzati in pratica da più di 5 milioni di persone sull’intero territorio nazionale. Numeri che fanno del contratto del terziario il più applicato all’interno dell’economia italiana.
La disparità tra i differenti contratti ha spinto Confcommercio ad avviare una battaglia politica e associativa contro il dumping contrattuale, con la consapevolezza che oltre 100.000 lavoratori subiscono retribuzioni palesemente inferiori ai livelli pattuiti dalle intese raggiunte con Cgil, Cisl e Uil. Questa problematica richiama la necessità di conoscere come negoziare un contratto di lavoro correttamente per tutelare diritti e retribuzione.
Le conseguenze sul potere d’acquisto e sui lavoratori
L’incidenza dei contratti pirata si riflette pesantemente sul potere d’acquisto. Lusetti ha illustrato come questi accordi usufruiscano di una legalità solamente formale, ma risultino privi di condizioni fondamentali quali la tredicesima mensilità, tutele per malattia, permessi e tutte le componenti legate alla bilateralità.
Nonostante i rinnovi contrattuali abbiano subìto un’accelerazione negli ultimi mesi, il tasso cumulato di inflazione che si è sommato negli anni precedenti non è stato ancora pienamente compensato dagli adeguamenti salariali. Questo lascia molti lavoratori del terziario in una situazione in cui la sicurezza economica è sempre più debole.
Inoltre, numerosi lavoratori si trovano immobilizzati da condizioni contrattuali che non favoriscono la crescita professionale e personale. Un contesto di questo tipo sottolinea l’importanza di comprendere l’importanza dell’employability, cioè della capacità di mantenersi occupabili e competitivi nel mercato del lavoro.
Consumi interni stagnanti e dipendenza dall’export
Sul fronte macroeconomico, la carenza di condizioni salariali dignitose ha dirette ripercussioni sulla domanda interna. Secondo Lusetti, i consumi restano fermi: la domanda nazionale non riparte e questo fenomeno comporta serie difficoltà per una crescita economica stabile e strutturale.
Léanmoins, la tendenza a considerare le esportazioni come unico motore di sviluppo si rivela rischiosa. Lusetti sottolinea come affidarsi esclusivamente all’export sia problematico, soprattutto in una fase in cui la congiuntura globale risente delle tensioni geopolitiche, dell’inflazione internazionale e della volatilità dei mercati.
Secondo i dati Istat recenti, in Italia la quota delle esportazioni pesa per oltre il 30% sul PIL. Tuttavia, senza una robusta domanda interna e una base di consumatori solidi, la crescita economica resta sbilanciata. Alcuni strumenti digitali, come il networking efficace per trovare lavoro, possono favorire la mobilità e aggiornare le competenze, facilitando il reinserimento anche nei settori più colpiti.
Prospettive per il settore terziario e possibili strategie
Confcommercio, con rappresentanza su oltre 700.000 imprese, rimane in prima linea nel difendere i diritti dei lavoratori e delle imprese associate. Le strategie messe in campo comprendono la pressione sulle istituzioni affinché vengano incentivati i rinnovi equi e venga contrastata l’illegalità.
Il ruolo del settore terziario in Italia risulta determinante anche perché coinvolge settori chiave come il commercio, la distribuzione e la logistica, che da soli rappresentano oltre il 60% dell’occupazione nazionale. Le azioni politiche e sindacali intraprese saranno fondamentali per il rilancio dei consumi e l’attivazione di un circolo virtuoso a beneficio di tutto il sistema economico.
Inoltre, la promozione di percorsi di aggiornamento e la valorizzazione delle competenze trasversali possono aiutare a fronteggiare le sfide del 2025. Avere un’adeguata formazione sull’utilizzo delle parole chiave nel curriculum può aumentare le possibilità di accesso a contratti migliori e a impieghi più sicuri, contribuendo a migliorare la situazione personale e collettiva.
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