lasciare il lavoro

I risultati di una ricerca dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano hanno stimato che in Italia, ad un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, sono circa 5,37 milioni i lavoratori che hanno postazioni “da remoto”, le quali saranno progressivamente in decrescita nei prossimi mesi.

Ormai, è noto il fatto che gli smart workers abbiano sperimentato vantaggi in termini di work-life balance, efficienza ed efficacia lavorativa, ma anche criticità come calo dell’engagement, overworking e tecnostress.

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Ci troviamo quindi di fronte a grandi differenze nel vissuto dei lavoratori: per molti il lavoro da remoto ha significato maggiore libertà in termini di orario, minor dipendenza da auto e mezzi pubblici, per altri ha voluto dire isolamento, solitudine, stress.

Il tempo trascorso in casa ha, però, anche regalato a tutti una maggiore consapevolezza dei propri bisogni e di quanto già prima del Covid la vita fosse un “overbooking” continuo, quasi una gara per incastrare un impegno dietro l’altro:  a questa nuova consapevolezza dei lavoratori è stato dato un nome: YOLO – “you only live once”. E così per molti è arrivata la resa dei conti: lasciare il lavoro.

In questo articolo, dunque, proviamo ad indagare nei dettagli che cosa significa lasciare il lavoro oggi e quali sono gli errori da non commettere.

Come lasciare il lavoro e perché?

E’ iniziata negli USA la tendenza di molti lavoratori a rassegnare le dimissioni e lasciare il lavoro per cercarne uno più aderente ai propri valori e alle proprie esigenze, con l’obiettivo di avere un work-life balance umanamente sostenibile.

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Dagli Stati Uniti, poi, questa tendenza è arrivata anche in Italia, che risulta il Paese in cui la “ricerca di un significato” sta al primo posto nelle motivazioni che si desiderano quando si cerca lavoro. Molto spesso, dunque, lasciare il lavoro, è un modo di riprendersi la propria vita.. ma, a che prezzo?

Prima di lasciare il tuo posto di lavoro è fondamentale sapere come farlo, cioè sapere innanzitutto gli obblighi che hai (soprattutto se sei dipendente). Sapere come lasciare il lavoro significa poi anche essere consapevoli del fatto che questa decisione non è frutto di un impulso di frustrazione o di eccessivo entusiasmo, ma piuttosto di una scelta ponderata e positiva.

Per esempio, se sei un dipendente, dovrai inviare in modo formale e online una lettera di dimissioni al datore di lavoro: puoi farlo direttamente dal sito INPS, da una casella di posta o farti aiutare da un Centro CAF. Attenzione: le dimissioni vanno date solo dopo aver firmato il nuovo contratto di lavoro, che leggerai con cura, per assicurarti che nulla di quanto negoziato in sede di colloquio sia stato tralasciato o modificato (a volte può succedere, meglio essere prudenti!). Ti sarà richiesto di lavorare durante il periodo di “preavviso”, tempo che dipende dall’anzianità maturata sul lavoro e dal contratto nazionale di riferimento. In certe occasioni il preavviso può essere concordato o ridotto (ad esempio se hai maturato molti giorni di ferie, potresti chiedere di usufruirne). In ogni caso, la situazione di ciascun lavoratore è diversa e spetta al datore di lavoro decidere in merito. In genere, comunque, il preavviso viene conteggiato dal primo o dal 15esimo giorno del mese in cui presenterai la domanda di risoluzione consensuale.

Ricorda poi che, se sei in periodo di prova, puoi invece lasciare il lavoro senza preavviso da un giorno all’altro (ti consigliamo  comunque di non farlo mai senza avvisare, ma di parlare sempre apertamente con il tuo capo e spiegargli la tua motivazione).

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Gli errori da non commettere quando si lascia un lavoro

Lasciare il lavoro porta con sè sempre una certa dose di paura: abbandonare una certezza per andare incontro all’ignoto può essere infatti fonte di ansia e timore. Tuttavia, la paura di lasciare il lavoro deve dar spazio a positività e curiosità se non si commettono questi 3 errori:

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  • Il primo errore da non commettere quando decidi di lasciare il lavoro è quello di farlo “contro qualcuno”, cioè, ad esempio, per reazione ad un capo che non è come tu vorresti o ad un’ azienda di cui non sposi i valori o il “purpose”. Fa che sia una tua libera scelta! Chiediti sempre qual è la prima motivazione che ti fa desiderare di abbandonare quell’azienda. I comportamenti di alcune persone, l’impossibilità di crescita professionale, l’aver scoperto che quel lavoro non fa per te? Se hai un buon rapporto e stimi il tuo superiore, parla con lui dei tuoi dubbi, desideri e difficoltà.
  • Il secondo errore da non commettere è quello di dimetterti da un contratto a tempo determinato prima della scadenza del termine: con questa tipologia contrattuale, infatti, le parti hanno deciso a priori qual è la scadenza del rapporto contrattuale e si sono impegnate a non recedere dal rapporto prima del tempo. Ne consegue che, in un contratto a tempo determinato, puoi dimetterti prima del tempo solo per giusta causa, ossia per un comportamento inadempiente del datore di lavoro talmente grave da non consentire la prosecuzione nemmeno temporanea del rapporto di lavoro.
  • Il terzo errore è quello di dimetterti senza rispettare il tempo di preavviso di dimissioni previsto dal contratto a tempo indeterminato: la legge, infatti, prevede che i lavoratori possano dimettersi da un contratto a tempo indeterminato rispettando i termini di preavviso contrattuali. Prima di dimetterti, quindi, consulta la norma del contratto che disciplina il preavviso, verifica la durata dello stesso e comunica le dimissioni nel rispetto di tale tempistica!

Un ultimo consiglio: lascia un buon ricordo di te! Saluta e ringrazia sia personalmente sia con una lettera per salutare i colleghi tutti coloro con cui hai lavorato. Mostrati disponibile con loro invitandoli a contattarti, anche solo telefonicamente, se avranno bisogno di consigli e soprattutto renditi disponibile  per dare un aiuto al tuo successore riguardo progetti “work in progress” di cui hai curato parti che necessitano di essere approfondite.

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Coach_Donatella Autore: Donatella Derchi
Career Coach Jobiri
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