
L’intergenerazionalità consiste nella convivenza e l’interazione tra persone appartenenti a diverse generazioni all’interno di uno stesso ambiente. Nel contesto lavorativo, questo fenomeno assume particolare rilevanza poiché, per la prima volta nella storia, assistiamo alla presenza simultanea di cinque generazioni diverse che collaborano fianco a fianco negli stessi spazi professionali.
L’intergenerazionalità sul lavoro non si limita alla semplice coesistenza di persone di età diverse, ma implica un vero e proprio scambio di conoscenze, valori, prospettive ed esperienze che, se ben gestito, può trasformarsi in un potente motore di innovazione e crescita per l’azienda. Questo scambio bidirezionale permette di creare un ambiente lavorativo dinamico, in cui l’esperienza dei più anziani si fonde con la freschezza e le nuove competenze dei più giovani.
Panoramica delle generazioni presenti oggi sul mercato del lavoro
Attualmente, il panorama lavorativo italiano e internazionale è caratterizzato dalla presenza di cinque generazioni principali:
- Baby Boomers (1946-1964): nati nel periodo del boom economico post-bellico, sono caratterizzati da un forte senso del dovere, lealtà verso l’azienda e un’etica del lavoro tradizionale. Molti occupano ancora posizioni dirigenziali o stanno gradualmente uscendo dal mercato del lavoro
- Generazione X (1965-1980): cresciuti nel periodo delle grandi trasformazioni sociali, sono considerati il “ponte” tra le vecchie e le nuove generazioni. Sono pragmatici, autonomi e hanno vissuto l’inizio della rivoluzione digitale in età adulta
- Millennials o Generazione Y (1981-1996): prima generazione nativa digitale, cercano un equilibrio tra vita privata e professionale, valorizzano la flessibilità e sono orientati allo scopo più che alla semplice carriera. Rappresentano oggi una parte consistente della forza lavoro
- Generazione Z (1997-2012): completamente immersi nel mondo digitale fin dalla nascita, sono multitasking, imprenditoriali e hanno una visione globale. Stanno entrando ora nel mercato del lavoro con aspettative e competenze molto diverse dalle generazioni precedenti
- Generazione Alpha (dal 2013): ancora troppo giovani per lavorare, ma già destinati a rivoluzionare ulteriormente il panorama lavorativo con la loro familiarità innata con l’intelligenza artificiale e le tecnologie emergenti.
Rilevanza del tema nell’attuale contesto aziendale
L’intergenerazionalità in azienda rappresenta oggi una delle sfide più significative per il management moderno, ma anche una delle opportunità più promettenti. Diversi fattori hanno reso questo tema centrale nelle strategie di sviluppo organizzativo:
- L’allungamento della vita lavorativa: con l’innalzamento dell’età pensionabile, i lavoratori rimangono attivi più a lungo, aumentando la diversità generazionale sul posto di lavoro
- La trasformazione digitale: il rapido avanzamento tecnologico ha creato divari di competenze tra le generazioni che possono essere colmati solo attraverso una collaborazione intergenerazionale efficace
- La guerra dei talenti: le aziende competono per attrarre e trattenere talenti di ogni età, e la capacità di gestire efficacemente l’intergenerazionalità sul lavoro diventa un fattore di attrattività
- La necessità di innovazione continua: in un mercato sempre più competitivo, la diversità di pensiero derivante dall’intergenerazionalità sul lavoro stimola la creatività e favorisce l’innovazione
- Il trasferimento di conoscenze: con l’uscita dei Baby Boomers dal mercato del lavoro, diventa cruciale garantire che le loro competenze ed esperienze non vadano perdute ma vengano trasmesse alle nuove generazioni.
La capacità di un’organizzazione di valorizzare l’intergenerazionalità non è più solo una questione di responsabilità sociale, ma un vero e proprio asset strategico che può determinare il successo o il fallimento nel lungo periodo. Le aziende che riescono a trasformare le potenziali tensioni generazionali in sinergie produttive acquisiscono un vantaggio competitivo significativo, creando ambienti di lavoro più inclusivi, innovativi e resilienti.
Intergenerazionalità sul lavoro: i principali vantaggi
1) Innovazione e creatività
L’intergenerazionalità sul lavoro rappresenta un potente catalizzatore per l’innovazione e la creatività all’interno delle organizzazioni. Quando persone con diverse esperienze generazionali collaborano, si crea un ambiente in cui idee consolidate si fondono con approcci innovativi, generando soluzioni che nessuna generazione avrebbe potuto concepire isolatamente.
Le menti esperte dei Baby Boomers, con la loro profonda conoscenza del settore e comprensione delle dinamiche di mercato a lungo termine, si combinano con la freschezza di prospettiva e la familiarità tecnologica delle generazioni più giovani. Un problema aziendale complesso può essere affrontato simultaneamente da chi ne comprende le radici storiche e da chi porta approcci non convenzionali, creando un terreno fertile per l’innovazione disruptiva.
Le aziende che promuovono attivamente l’intergenerazionalità in azienda riportano tassi più elevati di innovazione di processo e di prodotto. Un team intergenerazionale ben gestito può identificare più rapidamente opportunità di mercato emergenti e anticipare i cambiamenti nelle preferenze dei consumatori, posizionando l’organizzazione in vantaggio rispetto alla concorrenza.
2) Trasferimento di competenze e conoscenze
Uno dei benefici più significativi dell’intergenerazionalità sul lavoro è il trasferimento bidirezionale di competenze e conoscenze che naturalmente avviene quando generazioni diverse lavorano insieme. Questo scambio reciproco arricchisce il capitale intellettuale dell’organizzazione e previene la perdita di conoscenze critiche.
I lavoratori senior possiedono una conoscenza tacita accumulata in decenni di esperienza: comprendono le relazioni con i clienti storici, conoscono le lezioni apprese da progetti passati e sono custodi della cultura aziendale. Senza un efficace trasferimento intergenerazionale, queste preziose informazioni andrebbero irrimediabilmente perse con il pensionamento.
Parallelamente, i dipendenti più giovani portano competenze digitali avanzate, familiarità con le tendenze emergenti e approcci innovativi alla risoluzione dei problemi. Nel contesto dell’intergenerazionalità, questo trasferimento avviene naturalmente attraverso la collaborazione quotidiana, creando un’organizzazione che combina il meglio della saggezza esperienziale e dell’innovazione contemporanea.
Le aziende che facilitano attivamente questo scambio, ad esempio attraverso programmi di mentoring e team di progetto intergenerazionali, costruiscono un’organizzazione più resiliente, dove la conoscenza critica viene preservata e continuamente arricchita piuttosto che persa o frammentata.
3) Diversificazione delle prospettive
L’intergenerazionalità sul lavoro introduce una diversità di pensiero che amplia gli orizzonti decisionali dell’azienda. Ogni generazione ha vissuto eventi storici, cambiamenti sociali e sviluppi tecnologici che hanno plasmato la loro visione del mondo e il loro approccio al lavoro.
Quando un’organizzazione riunisce queste diverse prospettive, ottiene una visione a 360 gradi dei problemi e delle opportunità. I Baby Boomers possono offrire intuizioni basate sulla stabilità e sulla tradizione, mentre i Millennials possono portare una sensibilità verso la sostenibilità e l’impatto sociale.
La Generazione X può contribuire con il pragmatismo e la capacità di adattamento, mentre la Generazione Z introduce modalità di comunicazione innovative e una profonda comprensione delle tendenze digitali emergenti.
Questa diversificazione delle prospettive è particolarmente preziosa nei processi decisionali strategici e nello sviluppo di prodotti e servizi. Le aziende che valorizzano l’intergenerazionalità possono evitare il pensiero di gruppo e identificare potenziali punti ciechi, sviluppando strategie più robuste e soluzioni che risuonano con diverse fasce demografiche di clienti.
4) Resilienza organizzativa
Un vantaggio meno evidente ma fondamentale dell’intergenerazionalità sul lavoro è il notevole incremento della resilienza organizzativa che ne deriva. Le aziende con forza lavoro generazionalmente diversificata dimostrano maggiore capacità di adattamento ai cambiamenti di mercato e alle crisi impreviste.
Questa resilienza si manifesta in molteplici modi. In primo luogo, l’intergenerazionalità crea ridondanza di competenze e conoscenze, riducendo i rischi legati alla dipendenza da singoli individui o gruppi omogenei. Se un’intera coorte generazionale venisse impattata da un cambiamento esterno (come accaduto durante la pandemia), le altre generazioni possono compensare e sostenere la continuità aziendale.
In secondo luogo, la diversità generazionale permette all’organizzazione di rispondere più efficacemente a mercati in rapida evoluzione. Mentre i lavoratori più esperti forniscono stabilità e continuità nelle relazioni commerciali consolidate, i più giovani possono guidare l’azienda verso nuovi segmenti di mercato e opportunità emergenti.
Infine, le aziende che abbracciano l’intergenerazionalità sviluppano naturalmente una cultura dell’apprendimento continuo e dell’adattabilità. Il confronto quotidiano con diverse prospettive generazionali stimola in tutti i dipendenti la flessibilità cognitiva e l’apertura al cambiamento, creando un’organizzazione intrinsecamente più agile e pronta ad affrontare le sfide future.
Le crisi recenti, come la pandemia di COVID-19, hanno evidenziato questa resilienza: le organizzazioni con team intergenerazionali ben integrati hanno dimostrato maggiore capacità di adattarsi rapidamente a nuove modalità di lavoro, combinando l’esperienza nella gestione delle crisi dei lavoratori senior con la familiarità tecnologica dei più giovani per mantenere operatività e produttività.
Le sfide dell’intergenerazionalità in azienda
1) Differenze nei valori e nelle aspettative
L’intergenerazionalità sul lavoro porta con sé profonde differenze nei valori professionali e nelle aspettative che possono generare incomprensioni e conflitti se non adeguatamente gestite. Ogni generazione ha sviluppato una propria visione di cosa significhi il successo professionale e di quale debba essere il rapporto con il lavoro.
I Baby Boomers tendono a valorizzare la stabilità, la lealtà aziendale e il riconoscimento attraverso promozioni e progressione di carriera. Per molti di loro, il lavoro rappresenta una parte centrale dell’identità personale. Al contrario, i Millennials e la Generazione Z spesso cercano significato, impatto sociale e equilibrio vita-lavoro, considerando il lavoro come uno degli aspetti della propria vita, non necessariamente il principale.
Queste divergenze si manifestano in modo concreto nelle aspettative riguardo orari di lavoro, presenza in ufficio e definizione di produttività. Mentre un manager Baby Boomer potrebbe interpretare la presenza fisica in ufficio come segno di dedizione, un dipendente Millennial potrebbe considerarla irrilevante rispetto ai risultati prodotti. La Generazione X, nel mezzo, spesso si trova a mediare tra queste diverse concezioni.
L’intergenerazionalità in azienda richiede quindi un delicato equilibrio: creare una cultura organizzativa che rispetti i valori fondamentali di ciascuna generazione pur mantenendo coerenza nelle politiche aziendali. Le organizzazioni che non affrontano queste differenze rischiano di alimentare risentimenti, incomprensioni e infine perdita di talenti preziosi.
2) Stili di comunicazione diversi
Una delle sfide più evidenti dell’intergenerazionalità sul lavoro riguarda i diversi stili e preferenze di comunicazione tra le generazioni. Queste differenze possono causare malintesi significativi e ostacolare la collaborazione efficace.
I Baby Boomers generalmente preferiscono comunicazioni formali, strutturate e faccia a faccia. Valorizzano il contatto diretto e le discussioni approfondite. La Generazione X tende ad essere pragmatica, preferendo comunicazioni concise ed efficaci che vadano direttamente al punto. I Millennials e la Generazione Z, cresciuti nell’era digitale, sono più inclini alla comunicazione informale, multicanale e in tempo reale, utilizzando frequentemente abbreviazioni, emoji e riferimenti culturali che possono risultare incomprensibili alle generazioni precedenti.
Anche la frequenza e le aspettative di feedback differiscono notevolmente. I lavoratori più giovani spesso desiderano feedback continui e immediati, mentre quelli più senior possono interpretare questa richiesta come insicurezza o impazienza. D’altro canto, i dipendenti junior possono percepire la mancanza di feedback costante come disinteresse o disapprovazione.
Le riunioni rappresentano un altro terreno di potenziale scontro: mentre i Baby Boomers tendono a considerarle momenti essenziali di allineamento e decisione, le generazioni più giovani possono vederle come un’inefficiente sottrazione di tempo che potrebbe essere sostituita da comunicazioni digitali asincrone.
Per navigare efficacemente queste differenze, le organizzazioni devono sviluppare una consapevolezza generazionale e creare linee guida di comunicazione che rispettino le diverse preferenze pur garantendo chiarezza e inclusività.
3) Gap tecnologico
Il divario di competenze e familiarità tecnologica rappresenta una delle sfide più evidenti dell’intergenerazionalità in azienda. Questo gap può creare inefficienze operative, frustrazione e persino esclusione se non adeguatamente affrontato.
I Baby Boomers e parte della Generazione X hanno dovuto adattarsi alle tecnologie digitali durante la loro carriera, spesso affrontando una curva di apprendimento ripida. Per quanto molti si siano brillantemente adattati, la loro relazione con la tecnologia resta generalmente strumentale: un mezzo per raggiungere obiettivi specifici. Al contrario, Millennials e Generazione Z sono cresciuti in un ambiente digitale pervasivo, sviluppando un’intuizione tecnologica naturale e una capacità di adottare rapidamente nuove piattaforme e strumenti.
Queste differenze diventano particolarmente evidenti durante i processi di trasformazione digitale o l’implementazione di nuovi sistemi. I dipendenti più giovani possono mostrare impazienza verso colleghi che impiegano più tempo ad adattarsi, mentre quelli più senior possono sentirsi svalutati o marginalizzati nonostante la loro esperienza e competenza in altri ambiti.
Il rischio concreto è che l’organizzazione sviluppi una divisione tecnologica, con conseguente frammentazione dei processi e della comunicazione. Alcune aziende rispondono implementando soluzioni tecnologiche separate per diverse generazioni, ma questo approccio può ulteriormente cementare il divario invece di colmarlo.
La sfida dell’intergenerazionalità sul lavoro, in questo contesto, consiste nel creare un ambiente dove la competenza tecnologica sia valorizzata quanto l’esperienza professionale e dove il trasferimento di conoscenze avvenga in modo reciproco e rispettoso.
4) Stereotipi e pregiudizi generazionali
Forse la sfida più insidiosa dell’intergenerazionalità in azienda riguarda gli stereotipi e i pregiudizi che ogni generazione può nutrire verso le altre. Questi preconcetti, spesso inconsci, possono minare la collaborazione e creare barriere invisibili alla comunicazione efficace.
I Baby Boomers vengono talvolta etichettati come resistenti al cambiamento o tecnologicamente inadeguati, ignorando la loro vasta esperienza e capacità di adattamento. La Generazione X può essere considerata cinica o individualista, sottovalutando il loro pragmatismo e capacità di mediazione. I Millennials vengono spesso stereotipati come narcisisti o eccessivamente esigenti, mentre la Generazione Z come distratta o superficiale.
Questi stereotipi influenzano concretamente le dinamiche lavorative, dalle decisioni di assunzione e promozione fino alle interazioni quotidiane. Un manager può inconsciamente privilegiare candidati della propria generazione, o un team può escludere il contributo di un collega basandosi su pregiudizi legati all’età.
La diffusione mediatica di etichette generazionali semplicistiche (come “OK Boomer” o “Millennial fragile”) ha ulteriormente esacerbato questa tendenza, creando divisioni artificiali che non riflettono la complessità e diversità all’interno di ciascuna generazione.
Superare questi stereotipi richiede un impegno consapevole a tutti i livelli dell’organizzazione.
L’intergenerazionalità sul lavoro fiorisce quando i dipendenti sono valutati come individui con competenze, esperienze e prospettive uniche, piuttosto che come rappresentanti di una categoria generazionale.
Come gestire l’intergenerazionalità in azienda: le strategie più efficaci
Programmi di mentoring e reverse mentoring
L’implementazione di programmi strutturati di mentoring rappresenta una delle strategie più efficaci per valorizzare l’intergenerazionalità sul lavoro. Il mentoring tradizionale, dove professionisti esperti guidano i più giovani, crea un canale privilegiato per il trasferimento di competenze, conoscenze tacite e valori aziendali che difficilmente potrebbero essere codificati in manuali o procedure formali.
Questi programmi permettono ai lavoratori junior di beneficiare dell’esperienza accumulata dai senior, comprendendo le dinamiche politiche dell’organizzazione, la storia di successi e fallimenti passati, e le strategie relazionali più efficaci con clienti e stakeholder. Per i mentor senior, queste iniziative offrono l’opportunità di lasciare un’eredità professionale tangibile e di mantenere un ruolo significativo nell’organizzazione mentre si avvicinano al termine della carriera.
Particolarmente innovativo nell’ambito dell’intergenerazionalità in azienda è il concetto di reverse mentoring, dove il tradizionale rapporto mentor-mentee viene invertito: i dipendenti più giovani assumono il ruolo di mentor per i colleghi senior. Questa inversione crea un potente strumento per colmare il gap tecnologico e generazionale, permettendo ai lavoratori più esperti di acquisire competenze digitali, comprendere le tendenze emergenti e adattarsi alle nuove modalità di comunicazione.
Il reverse mentoring offre benefici significativi anche per i mentor giovani, che sviluppano competenze di leadership, acquisiscono una comprensione più profonda delle dinamiche organizzative e si sentono maggiormente valorizzati. Aziende come General Electric, Microsoft e Procter & Gamble hanno implementato con successo programmi di questo tipo, riferendo miglioramenti tangibili nella coesione intergenerazionale e nell’efficienza operativa.
L’efficacia di questi programmi viene massimizzata quando sono supportati da un’adeguata formazione preliminare per entrambe le parti, obiettivi chiari e meccanismi di feedback regolari. L’intergenerazionalità sul lavoro diventa così non solo una realtà da gestire, ma un asset strategico da valorizzare.
Formazione sulla diversità generazionale
La consapevolezza rappresenta il primo passo verso una gestione efficace dell’intergenerazionalità. Per questo motivo, programmi di formazione specificamente dedicati alla diversità generazionale stanno diventando componenti essenziali delle strategie di sviluppo organizzativo in aziende all’avanguardia.
Questi percorsi formativi mirano innanzitutto a smantellare stereotipi e pregiudizi generazionali, fornendo informazioni accurate sulle caratteristiche di ciascuna generazione basate su ricerche empiriche piuttosto che su semplificazioni mediatiche. I partecipanti vengono guidati a riconoscere come eventi storici, sviluppi tecnologici e cambiamenti socioeconomici abbiano influenzato le diverse coorti generazionali, creando differenze negli approcci al lavoro, nella comunicazione e nelle aspettative professionali.
La formazione efficace sull’intergenerazionalità in azienda va oltre la semplice sensibilizzazione, includendo esercitazioni pratiche e simulazioni che permettono ai partecipanti di sperimentare prospettive diverse dalla propria. Workshop interattivi, in cui dipendenti di generazioni diverse collaborano per risolvere problemi aziendali reali, offrono l’opportunità di applicare immediatamente le conoscenze acquisite e di scoprire il valore della diversità di pensiero.
Per massimizzare l’impatto, questi programmi formativi dovrebbero essere differenziati in base ai destinatari. I manager beneficiano di moduli specifici sulle tecniche di leadership intergenerazionale, mentre i team operativi possono focalizzarsi su strategie di comunicazione e collaborazione quotidiana. L’intergenerazionalità sul lavoro diventa così un tema integrato nell’intera esperienza professionale, piuttosto che un’iniziativa isolata.
Le organizzazioni che hanno implementato programmi formativi strutturati sulla diversità generazionale riportano miglioramenti significativi nel clima aziendale, nella risoluzione dei conflitti e nell’innovazione, dimostrando che la consapevolezza generazionale può trasformarsi in un concreto vantaggio competitivo.
Creazione di team misti
La composizione intenzionale di team con diversità generazionale rappresenta una strategia concreta per capitalizzare sui benefici dell’intergenerazionalità sul lavoro. Contrariamente alla tendenza naturale delle persone a raggrupparsi con coetanei, la creazione deliberata di team misti crea un ambiente dove diverse prospettive, competenze ed esperienze possono fondersi per generare soluzioni innovative.
Questi team possono essere formati sia per progetti specifici che come unità operative permanenti. L’elemento chiave è garantire che la diversità generazionale sia accompagnata da una chiara definizione di ruoli e responsabilità che valorizzi i punti di forza di ciascun membro. Un efficace team intergenerazionale potrebbe vedere un Baby Boomer contribuire con la sua conoscenza approfondita del settore, un membro della Generazione X coordinare le attività con il suo pragmatismo, un Millennial gestire gli aspetti tecnologici e un rappresentante della Generazione Z apportare prospettive innovative sul coinvolgimento dei consumatori più giovani.
Per massimizzare l’efficacia dei team misti, le organizzazioni dovrebbero investire in attività di team building specificamente progettate per rafforzare la coesione intergenerazionale. Queste potrebbero includere workshop di problem-solving collaborativo, sessioni di condivisione delle competenze e momenti informali di socializzazione che permettano ai membri di conoscersi oltre gli stereotipi generazionali.
L’intergenerazionalità in azienda si manifesta in modo particolarmente efficace nei team di innovazione, dove la combinazione di esperienza e freschezza di pensiero può portare a soluzioni dirompenti. Aziende come BMW hanno sperimentato con successo “team del futuro” intergenerazionali, ottenendo miglioramenti significativi nei processi produttivi grazie all’integrazione di prospettive diverse.
Un aspetto cruciale nella gestione di questi team è la creazione di un ambiente psicologicamente sicuro, dove ogni membro si senta legittimato a contribuire indipendentemente dall’età o dall’anzianità. I leader devono sviluppare competenze specifiche per facilitare il dialogo intergenerazionale, gestire potenziali conflitti e garantire che tutte le voci vengano ascoltate e valorizzate.
Flessibilità nelle politiche aziendali
L’intergenerazionalità sul lavoro richiede un ripensamento fondamentale delle politiche aziendali tradizionalmente uniformi. Le organizzazioni più avanzate stanno adottando approcci flessibili che riconoscono e accolgono le diverse esigenze, preferenze e stili di lavoro delle varie generazioni, pur mantenendo equità e coerenza strategica.
Questa flessibilità si manifesta in primo luogo nelle politiche di orario e luogo di lavoro. Mentre i Baby Boomers possono preferire orari e spazi di lavoro tradizionali, i Millennials e la Generazione Z spesso valorizzano modelli più fluidi che permettano di integrare vita professionale e personale. Le aziende all’avanguardia stanno implementando sistemi di “work-life integration” personalizzabili che consentono a ciascun dipendente di lavorare secondo modalità che ne massimizzano produttività e benessere, indipendentemente dalla generazione di appartenenza.
La flessibilità si estende anche ai sistemi di compensazione e benefit. Le organizzazioni più innovative offrono “cafeteria plans” che permettono ai dipendenti di selezionare i benefit più rilevanti per la loro fase di vita: dalla copertura sanitaria estesa alla famiglia per la Generazione X, a programmi di sviluppo professionale per i Millennials, fino a piani di pensione integrativa per i Baby Boomers.
Particolarmente significativa nell’ambito dell’intergenerazionalità in azienda è l’evoluzione delle politiche di sviluppo di carriera. Sempre più organizzazioni stanno abbandonando i tradizionali percorsi lineari di avanzamento verticale in favore di modelli multidirezionali che valorizzano competenze diverse e consentono movimenti laterali. Questo approccio permette ai dipendenti di tutte le generazioni di progredire secondo traiettorie personalizzate, basate su interessi, competenze e obiettivi individuali piuttosto che su aspettative standardizzate legate all’anzianità.
Le politiche di comunicazione interna richiedono una simile flessibilità. Le aziende più efficaci nella gestione dell’intergenerazionalità sul lavoro adottano approcci multicanale, utilizzando newsletter tradizionali accanto a social media interni, riunioni faccia a faccia insieme a videoconferenze e messaggistica istantanea. Questa strategia garantisce che informazioni critiche raggiungano tutti i dipendenti attraverso i canali che ciascuno trova più accessibili e confortevoli.
L’implementazione di queste politiche flessibili richiede un delicato bilanciamento. Da un lato, l’organizzazione deve evitare standardizzazioni rigide che ignorano le differenze generazionali; dall’altro, deve prevenire il rischio di frammentazione e inequità. La chiave consiste nel mantenere principi e obiettivi comuni, lasciando flessibilità nelle modalità di applicazione e adattamento alle diverse esigenze generazionali.
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