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La gravidanza è un periodo che può essere bellissimo e al tempo stesso complesso per le donne che lo vivono: ognuna, infatti, ha stati d’animo e reazioni differenti, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista psicologico.

La gravidanza è quindi un momento molto delicato e soggettivo, che viene vissuto diversamente da ogni mamma che, inevitabilmente, si trova ad affrontare numerosi cambiamenti importanti nella sua vita, anche per quanto riguarda la sfera professionale. Infatti, ogni lavoratrice che aspetta un bambino deve mettere in conto di assentarsi dal lavoro per un determinato periodo prima e/o dopo la nascita del figlio, usufruendo del cosiddetto congedo di maternità. 

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In questo articolo parleremo di un argomento molto caldo e di forte interesse per le lavoratrici che hanno scoperto di aspettare un bambino, ovvero quando comunicare la gravidanza al datore di lavoro, capendo anche come comunicare la gravidanza al datore di lavoro.

Quando comunicare la gravidanza al datore di lavoro?

Partiamo dal primo punto: sono sempre più numerose le professioniste che, scoprendo di essere incinte, si fanno domande del tipo: “Quando comunicare la gravidanza a lavoro?”, “Quando dire a lavoro della gravidanza?”, “Quando comunicare al datore di lavoro la gravidanza?”.

Ebbene, se ti stai ponendo tutti questi quesiti a cui non sai bene come rispondere, non preoccuparti! Sono tante le lavoratrici che vogliono capire quando comunicare la gravidanza al datore di lavoro scegliendo il momento giusto, così da evitare di creare incomprensioni, problemi o qualsiasi tipo di difficoltà: in questo articolo troverai le risposte ai tuoi dubbi. 

Iniziamo col dire che in Italia non c’è un obbligo chiaro su quando comunicare gravidanza al lavoro. L’unico vincolo previsto nel nostro Paese prevede che la professionista debba rendere nota la sua gravidanza a lavoro prima dell’inizio del congedo di maternità.

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Tuttavia, non viene specificato nel dettaglio quanto tempo prima debba essere effettuata la comunicazione della gravidanza al lavoro; questo permette alle future mamme lavoratrici di regolarsi in maniera autonoma in base alla situazione specifica che stanno vivendo. Se, per esempio, la donna ha continue nausee fin dai primi mesi o si trova ad affrontare una gravidanza difficile, è preferibile che comunichi il suo status non troppo tardi, in modo tale che non diventi palese già prima della comunicazione ufficiale.

In ogni caso, il nostro consiglio è sicuramente quello di aspettare la fine del terzo mese per rendere nota la gravidanza. La ragione per cui è utile procedere in questo modo è molto semplice: fino al terzo mese ci possono essere, purtroppo, maggiori probabilità di subire un aborto spontaneo. Trascorso quel lasso di tempo, la situazione sarà sicuramente più stabile e consentirà, dunque, alla professionista di scegliere il momento più adatto per fare la comunicazione della gravidanza al datore di lavoro.

Pertanto, la futura mamma lavoratrice è libera di scegliere quando comunicare gravidanza al datore di lavoro e potrebbe tranquillamente farlo pochi giorni prima dell’inizio del congedo di maternità (cioè a partire dall’ottavo mese). Tuttavia, ti consigliamo di valutare bene quest’ultima opzione, in quanto potrebbe generare malcontenti e difficoltà in azienda nella gestione dei carichi di lavoro e nell’organizzazione per la sostituzione temporanea del tuo ruolo.

Come comunicare la gravidanza al datore di lavoro?

Una volta compreso quando comunicare la gravidanza al datore di lavoro, vediamo di capire invece come comunicare la gravidanza al datore di lavoro, in quanto anche il modo in cui viene annunciata la notizia è molto importante

Anche in questo caso, non c’è una modalità specifica e univoca che le professioniste sono obbligate a mettere in pratica. Sicuramente, però, gli step da seguire sono sostanzialmente due. Vediamoli di seguito:

1) La comunicazione verbale

La lavoratrice, solitamente, anticipa verbalmente al datore di lavoro (ed eventualmente, se vuole, anche ai suoi colleghi più fidati) che aspetta un bambino. Parlarne dapprima di persona è, infatti, sinonimo di stima, fiducia e rispetto che la professionista nutre nei confronti del suo capo. Inoltre, anticipare la comunicazione della gravidanza mediante un incontro ad hoc contribuisce anche ad “abbattere” quei muri che si potrebbero creare mediante una semplice e anonima comunicazione scritta.

2) La comunicazione scritta

Dopo aver parlato personalmente con proprio capo, è necessario che l’annuncio della gravidanza debba essere reso ufficiale mediante una comunicazione scritta. Quest’ultima consiste concretamente in una lettera con raccomandata A/R che la lavoratrice deve inviare al suo datore di lavoro e quindi all’azienda. Non esiste un fac simile specifico e unico per questo tipo di comunicazione: l’importante è che la lettera sia professionale e chiara.

Quando comunicare la gravidanza al datore di lavoro: come e quando richiedere la maternità anticipata?

La maternità anticipata è un’opzione disponibile per le lavoratrici madri in Italia che si trovano in particolari condizioni di salute o che svolgono lavori ritenuti a rischio per la gravidanza.

Quando richiedere la maternità anticipata

La maternità anticipata può essere richiesta in presenza delle seguenti condizioni:

1) Problemi di salute della madre o del feto

In presenza di condizioni mediche che mettono a rischio la salute della madre o del feto, il medico può consigliare di anticipare il congedo di maternità.

2) Natura del lavoro

Se il lavoro svolto dalla madre è considerato pericoloso o insalubre per la gravidanza (es. esposizione a sostanze chimiche nocive, lavori fisicamente gravosi) è consigliabile richiedere la maternità anticipata.

Come richiedere la maternità anticipata

1) Certificato Medico

La lavoratrice deve ottenere un certificato medico che attesti la necessità di anticipare il congedo di maternità. Questo certificato deve essere rilasciato da un medico del Servizio Sanitario Nazionale o da un medico autorizzato.

2) Comunicazione al datore di lavoro e all’INPS

Dopo aver ottenuto il certificato, la madre lavoratrice deve informare il proprio datore di lavoro e inviare una copia del certificato all’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale), l’ente che gestisce le prestazioni di maternità in Italia.

Tempistiche

È importante presentare la richiesta di maternità anticipata il prima possibile, una volta ottenuto il certificato medico. Generalmente, la maternità anticipata può iniziare al massimo 2 mesi prima della data prevista per il parto, ma può variare in base alle specifiche condizioni mediche.

Documentazione necessaria

Oltre al certificato medico, potrebbero essere richiesti ulteriori documenti, come la tessera sanitaria e il codice fiscale.

Durata e indennità

La durata del congedo di maternità anticipato si aggiunge al congedo regolare post-parto, garantendo alla madre lo stesso periodo di assenza dal lavoro. Durante il congedo, la lavoratrice percepisce un’indennità pari al 100% della retribuzione, pagata dall’INPS.

Quando comunicare la gravidanza al datore di lavoro: tutti i diritti delle madri lavoratrici

Oltre al quando comunicare la gravidanza al datore di lavoro, è utile fare un approfondimento su tutti quelli che sono i diritti di cui possono godere le madri lavoratrici in Italia, diritti che sono volti a garantire la protezione sia della salute della madre sia del bambino, nonché a promuovere un equilibrio tra vita lavorativa e familiare.

1) Congedo di maternità obbligatorio

Le madri lavoratrici hanno diritto a un congedo di maternità pagato, che generalmente dura 5 mesi (2 mesi prima del parto e 3 mesi dopo). Durante questo periodo, la madre lavoratrice percepisce un’indennità pari al 100% della retribuzione.

2) Congedo di paternità

Anche i padri lavoratori hanno diritto a un periodo di congedo, che può essere usufruito in alternativa alla madre in certe circostanze.

3) Protezione dal licenziamento

Le madri lavoratrici sono protette da licenziamenti senza giusta causa durante la gravidanza e fino al compimento del primo anno di età del bambino.

4) Riduzione dell’orario di lavoro per allattamento

Dopo il rientro dal congedo di maternità, la madre lavoratrice ha diritto ad una riduzione dell’orario di lavoro per l’allattamento, fino al compimento del primo anno di età del bambino.

5) Diritto al part-time

Le madri lavoratrici possono richiedere la trasformazione del proprio rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time.

6) Tutela della salute sul lavoro

Le madri lavoratrici devono essere tutelate da condizioni di lavoro che potrebbero essere nocive per la gravidanza o l’allattamento.

7) Diritto a non effettuare straordinari

Le madri lavoratrici con figli di età inferiore ai 12 anni hanno il diritto di non lavorare per ore straordinarie.

8) Ferie e riposi

Le madri lavoratrici hanno diritto alle normali ferie annuali, oltre a eventuali permessi per visite mediche legate alla gravidanza.

9) Rientro anticipato da part-time a tempo pieno

Dopo un periodo di lavoro part-time, la madre lavoratrice ha il diritto di richiedere il rientro a un orario di lavoro a tempo pieno.

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