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Panorama sull’inclusione lavorativa delle persone con disabilità

Il tema dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo rappresenta ancora una delle sfide più rilevanti nel tessuto sociale ed economico italiano. Secondo i dati diffusi il 2 dicembre 2025, alla vigilia della Giornata internazionale della disabilità, il percorso verso una piena integrazione nel mercato del lavoro è caratterizzato da diversi ostacoli nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni.

La recente indagine della Fondazione studi consulenti del lavoro, realizzata in collaborazione con Anffas (Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo), fornisce una fotografia aggiornata della situazione, mediante le risposte di quasi 500 famiglie. Dalla ricerca emerge che, tra coloro che potrebbero essere impiegati, soltanto il 40% ha effettivamente un’occupazione, mentre il 30% è alla ricerca attiva di un impiego.

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Questi numeri evidenziano come una parte significativa delle persone interessate rimanga fuori dal circuito produttivo, rendendo la questione dell’accesso equo e dignitoso al lavoro un problema concreto e urgente. Parte del problema deriva dalla diffusa carenza di servizi pubblici e privati che facilitino l’incontro efficace tra domanda e offerta di lavoro – solo il 55,3% degli aspiranti lavoratori sfrutta questi canali, che restano spesso insufficienti.

Un aspetto fondamentale nella costruzione di percorsi di inclusione lavorativa riguarda la promozione dell’employability e occupabilità: saper valorizzare le competenze delle persone con disabilità e creare opportunità di lavoro accessibili rappresenta la base per un reale cambiamento. Approfondisci come aumentare l’employability e l’occupabilità per rafforzare la partecipazione al mondo del lavoro.

Ostacoli principali e pregiudizi nella ricerca di lavoro

Il report sottolinea che, oltre ai problemi strutturali, persistono gravi pregiudizi e stereotipi legati alla disabilità intellettiva, spesso accompagnati da una scarsa conoscenza del fenomeno da parte del mondo delle imprese e delle istituzioni. Nonostante il 43% delle persone coinvolte abbia ottenuto un diploma e il 15% una laurea, sono soprattutto le attività manuali e artigiane a garantire maggiori possibilità di assunzione, seguite dai settori del turismo (25%) e commercio (20%).

Un altro aspetto critico riguarda il tipo di contratto offerto: tra gli occupati, solo il 28,5% può contare su un contratto a tempo indeterminato; il 13% lavora con contratto a termine e il 30,8% è inserito in un tirocinio. In aggiunta, la stragrande maggioranza delle esperienze lavorative si sviluppa in regime di part-time (95%), scelta autonoma nel 55% dei casi e richiesta dall’azienda nel 40%.

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Per coloro che sono alla ricerca di una posizione, la situazione può apparire ancora più complicata. I servizi pubblici e privati di collocamento, gratuiti solo nel 64% dei casi, hanno costi che talvolta gravano sulle famiglie (20%). Allo stesso modo, la presenza di figure specializzate come il disability manager è richiesta da quasi la metà degli intervistati (49%) per migliorare il livello di inclusione.

Quanto ai metodi di accesso e alle strategie di networking efficace per trovare nuove opportunità, spesso manca un supporto strutturato e personalizzato. Affrontare questi limiti può fare la differenza: Scopri come sviluppare un networking efficace per la ricerca di lavoro e abbattere le barriere relazionali.

Le voci dei rappresentanti: sensibilizzazione e politiche attive

Nelle dichiarazioni rilasciate, Rosario De LucaPresidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro – afferma che c’è ancora «molta strada da percorrere» per un vero accesso inclusivo al lavoro per tutte le persone con disabilità. De Luca sottolinea la necessità di intensificare le politiche attive anche tramite i recenti strumenti digitali introdotti, potenziando i servizi dedicati e rendendo più nota la diversità delle condizioni di disabilità presso il mondo imprenditoriale e professionale.

Secondo Roberto Speziale, Presidente nazionale di Anffas, il percorso di queste famiglie verso il collocamento lavorativo resta pieno di «ostacoli» e la situazione è spesso ancora più difficile per chi ha disabilità intellettive o disturbi del neurosviluppo. Le capacità di questi lavoratori rischiano di essere oscurate da pregiudizi che portano a escluderli a priori da interi segmenti lavorativi.

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Entrambi i presidenti richiamano la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che sancisce il diritto al lavoro e vieta ogni discriminazione. L’appello comune è a rafforzare la consapevolezza e la sensibilizzazione all’interno della società, delle imprese e delle istituzioni, affinché vengano rispettate tutte le normative previste in ambito lavorativo, tra cui il principio dell’accomodamento ragionevole spesso poco conosciuto in Italia.

In questo contesto, identificare gli ostacoli nella ricerca del lavoro resta prioritario per sviluppare azioni concrete ed efficaci e per raggiungere gli obiettivi previsti sia a livello nazionale che internazionale. Analizza qui gli ostacoli nella ricerca del lavoro e strategie di superamento per informare scelte e interventi futuri.

Indicazioni per il futuro e raccomandazioni operative

I dati della ricerca congiunta offrono alcuni spunti sulle priorità da perseguire nei prossimi anni. Secondo la raccolta delle opinioni delle famiglie, oltre all’inserimento e al rafforzamento di figure come il disability manager, è necessario ampliare le possibilità lavorative tramite l’introduzione di contratti più flessibili (38% delle risposte) e potenziare ulteriormente sia i servizi pubblici sia quelli privati di accompagnamento al lavoro (37%).

Ulteriore attenzione va posta sulla diffusione della cultura dell’inclusione sociale e della valorizzazione delle competenze individuali, elementi distintivi di qualsiasi modello di welfare avanzato. Le politiche e le iniziative future dovranno tener conto delle specificità delle diverse tipologie di disabilità, evitando soluzioni generalizzate e puntando alla personalizzazione dei servizi.

È altrettanto fondamentale intervenire attraverso l’educazione nelle scuole, nei centri di formazione professionale e attraverso campagne di sensibilizzazione pubblica mirate a informare sia le famiglie che le aziende.

Inoltre, va rafforzato il rapporto tra istituzioni pubbliche, organizzazioni di settore, mondo delle imprese e realtà associative, per garantire un accesso pieno, efficace e duraturo al mercato del lavoro per tutte le persone, senza discriminazioni di alcun tipo. Solo così l’Italia potrà garantire risultati concreti in linea con gli standard europei e internazionali.

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