Il contesto della Legge di Bilancio e la posizione di Assofondipensione

Nel quadro della nuova Legge di Bilancio italiana presentata nel 2025, una delle principali novità riguarda la modifica alla disciplina del contributo datoriale nella previdenza complementare. L’iniziativa, voluta dal Governo, sta sollevando numerose critiche da parte di Associazioni e Organizzazioni Sindacali, con in prima linea Assofondipensione. Quest’ultima rappresenta gli interessi di gran parte dei fondi pensione negoziali in Italia e ha preso posizione pubblicamente contro questa modifica.

Il presidente di Assofondipensione, Giovanni Maggi, ha spiegato che questa misura rischia di cancellare il ruolo determinante della contrattazione collettiva nella destinazione dei contributi a carico dei datori di lavoro. Secondo Maggi, tale scelta segnerebbe una rottura rispetto all’impianto che ha regolato la previdenza complementare nazionale negli ultimi decenni, mettendo potenzialmente a rischio l’equilibrio del sistema.

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Inoltre, Assofondipensione ha richiesto l’avvio immediato di un confronto con le parti sociali e i soggetti rappresentativi del sistema previdenziale italiano, al fine di tutelare sia il ruolo del contributo contrattuale sia la funzione sociale della previdenza complementare. Nonostante le intenzioni governative di aumentare la flessibilità o la portabilità dei contributi, il rischio percepito è quello di indebolire un modello che garantisce mutualità e trasparenza ai lavoratori.

Le criticità della modifica: rischio per la contrattazione collettiva

Secondo la posizione ufficiale di Assofondipensione e del suo presidente Giovanni Maggi, la contrattazione collettiva svolge un ruolo chiave nel bilanciamento degli interessi tra datori di lavoro e dipendenti, specialmente in materia di contributi previdenziali complementari. L’eliminazione o l’indebolimento di questo presidio renderebbe il sistema più vulnerabile ad approcci individualistici, meno trasparenti o con costi potenzialmente più elevati per i lavoratori.

La nuova normativa, secondo l’Associazione, rischia di alterare profondamente il rapporto tra contrattazione, adesione su base contrattuale e la funzione previdenziale del cosiddetto secondo pilastro. In particolare, viene sottolineato come il contributo datoriale non sia un beneficio individuale ma una componente essenziale del sistema negoziale, decisa attraverso accordi collettivi e finalizzata a garantire uniformità di trattamento e contenimento dei costi.

Queste preoccupazioni si collegano anche alle difficoltà potenzialmente riscontrate da chi si trova a cambiare lavoro o settore. Ad esempio, la conoscenza di come superare gli ostacoli nella ricerca del lavoro è fondamentale per tutelarsi in un sistema previdenziale più aperto ma anche più incerto.

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L’importanza del confronto con le parti sociali e gli emendamenti correttivi

Lo stesso Giovanni Maggi sottolinea come siano stati presentati alcuni subemendamenti che mirano a correggere i punti più critici dell’emendamento governativo. Particolare attenzione viene posta sulla portabilità del contributo contrattuale e su nuove forme di tutela come la Long Term Care (LTC), che viene vista come una novità degna di approfondimento ma non tale da giustificare la modifica totale dell’impianto collettivo.

Per il presidente di Assofondipensione è imprescindibile che qualsiasi modifica di questa portata avvenga solo dopo un approfondito confronto con le organizzazioni sindacali e le parti sociali. Solo così si può evitare che decisioni di alto impatto vengano assunte senza un’adeguata valutazione delle conseguenze per lavoratrici e lavoratori italiani.

L’apertura alla discussione e al dialogo è vista come un passo essenziale per evitare scelte affrettate e per assicurare che i progetti di riforma della previdenza complementare restino coerenti con le necessità reali del tessuto produttivo dell’Italia.

Profili di rischio: costi, governance e trasparenza per i lavoratori

L’elemento forse più rilevante del comunicato di Assofondipensione riguarda il rischio concreto che l’abolizione dei vincoli contrattuali sulla destinazione dei contributi datoriali possa esporre i lavoratori a prodotti previdenziali più costosi e meno trasparenti. Secondo l’associazione, la piena portabilità senza regole rischia di spostare il baricentro dal sistema attuale, basato su mutualità, verso soluzioni individuali maggiormente soggette a logiche di mercato.

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Nei fondi pensione negoziali, attualmente, i costi amministrativi sono inferiori rispetto a molte forme individuali, mentre la governance resta in mano alle parti sociali. Spostare i contributi liberamente in altri prodotti senza controllo potrebbe, quindi, risultare dannoso per la sostenibilità delle prestazioni pensionistiche future. È un tema che richiama anche all’importanza di scegliere aziende e settori affidabili nel percorso di carriera personale.

A rafforzare la propria posizione, l’associazione evidenzia inoltre che i fondi pensione negoziali hanno già dimostrato negli anni un’efficienza, una solidità e una capacità di tutela superiori a tante alternative commerciali. Ogni intervento va dunque ponderato, con la consapevolezza del peso che queste scelte avranno nel sistema del welfare italiano e sulla reale protezione sociale di milioni di lavoratrici e lavoratori.

Verso una riforma condivisa del secondo pilastro previdenziale

L’episodio relativo alla manovra rivela come il secondo pilastro previdenziale sia ancora oggi un tema estremamente delicato e centrale nel settore del lavoro in Italia. Il rischio sottolineato da Assofondipensione e dalle rappresentanze sindacali è che un’apertura indiscriminata della portabilità potrebbe in realtà minare la funzione di equilibrio garantita finora dagli accordi collettivi.

Dal 2025, con l’entrata in vigore delle potenziali modifiche, molti professionisti e impiegati dovranno orientarsi fra offerte diverse di previdenza complementare. Il confronto aperto ventilato da Maggi mira a riportare al centro del dibattito il valore delle trattative sindacali e i risultati ottenuti grazie alla concertazione fra Governo, datori di lavoro e lavoratori.

Infine, la discussione in corso evidenzia come la capacità di gestire il cambiamento nel mondo del lavoro e nella previdenza sia oggi, più che mai, una competenza chiave. Sapersi muovere fra nuove regole e strumenti, così come comprendere le soft skills da valorizzare nel proprio CV, può influenzare positivamente la sicurezza economica nelle fasi cruciali della vita lavorativa e della pensione.

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