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Istruzione e ritorni occupazionali: quadro generale 2024
Nel 2024, secondo i dati diffusi da Istat, il tema dei livelli di istruzione continua a essere centrale per interpretare la dinamica dell’offerta e della domanda di capitale umano nel mercato del lavoro italiano. Il tasso di occupazione dei laureati tra i 25-64 anni si attesta a 84,7%, mentre nella media Ue27 raggiunge 87,8%. Tra i 30-34enni, la percentuale sale all’84,9% in Italia (89,2% in Ue27), evidenziando comunque un gap consistente rispetto alla media europea.
Il divario territoriale tra Nord e Mezzogiorno per il tasso di occupazione dei laureati continua a diminuire: nel 2024, la differenza è di 11,0 punti percentuali (con tassi rispettivamente dell’88,3% al Nord e del 77,3% al Mezzogiorno). Nel 2018 questa distanza era ancora più ampia, di 15,7 punti, segno di una progressiva riduzione delle disparità.
L’incremento occupazionale è osservabile anche tra i neo-diplomati di 20-34 anni fuori da percorsi formativi, che raggiungono un tasso di occupazione del 60,6% (+0,9 punti rispetto al 2023). Anche i neo-laureati migliorano: 77,3% (+1,9 punti).
La quota di lavoratori a termine tra i 25-64enni scende dal 13,6% registrato nel 2023 al 12,6% nel 2024, con una diminuzione più marcata proprio tra i giovani (25-34 anni, -2,5 punti), a conferma di un trend diffuso a tutti i livelli di istruzione.
Differenziali tra Italia, Unione Europea e territori
Sebbene il diploma di scuola secondaria superiore sia considerato il livello minimo per un inserimento qualificato nel mercato del lavoro, la quota dei 25-64enni che ne sono in possesso in Italia (44,4%) è in linea con la media Ue27 e superiore rispetto a Francia (40,6%) e Spagna (22,9%), ma inferiore a quella della Germania (49,9%).
Tuttavia, la percentuale di chi ha conseguito un titolo di studio terziario in Italia (22,3%) resta significativamente più bassa rispetto alla media Ue27 (36,1%). Questa differenza non tende a ridursi: la crescita di 0,7 punti percentuali tra 2023 e 2024 è inferiore all’incremento medio Ue27 (+1,0 punti), posizionando l’Italia al penultimo posto in Europa, davanti solo alla Romania.
Il confronto con Francia e Spagna risulta particolarmente sfavorevole: entrambi i Paesi presentano quote di laureati tra 25-64enni intorno al 43,4% e 42,0% rispettivamente, circa il doppio del dato italiano.
Ciò impatta direttamente sulle opportunità di occupazione e sulla crescita professionale: secondo le analisi di Istat, il possesso di un titolo terziario rimane uno dei fattori principali nell’incrementare le opportunità lavorative. Per comprendere meglio come aumentare la propria employability, è utile approfondire il concetto di employability e occupabilità.
Differenze di genere e tendenze nella formazione
Nel Mezzogiorno, il 40,0% dei 25-64enni possiede almeno un diploma e il 18,9% una laurea; questi valori sono inferiori a quelli dei territori del Centro e del Nord (46,2% e 26,0% nel Centro, 46,8% e 23,2% nel Nord) ma la forbice si sta progressivamente riducendo dal 2018, specie per i titoli terziari.
Un aspetto rilevante riguarda i differenziali di genere nell’istruzione: le donne in Italia risultano più istruite degli uomini. Nel 2024, il 69,4% delle donne di 25-64 anni ha almeno un diploma (+1,4 punti rispetto al 2023), contro il 64,0% degli uomini (+1,1 punti). Persino tra i laureati il vantaggio femminile è chiaro: 25,9% di donne contro il 18,7% degli uomini.
Queste differenze di genere, comunque più accentuate che nella media Ue27, sono in aumento e suggeriscono la necessità di strategie mirate per il riequilibrio. Proprio in questo ambito, costruire un curriculum valorizzando correttamente i propri titoli può essere fondamentale: scopri come scrivere un curriculum efficace per distinguersi.
Il divario territoriale nei livelli di istruzione resta un nodo ancora irrisolto: nel Mezzogiorno, la distanza rispetto al Nord e al Centro nell’accesso a istruzione superiore permane significativa nonostante i timidi segnali di convergenza registrati negli ultimi anni.
Premio occupazionale del titolo di studio e variazioni per settore
Nel 2024, il tasso di occupazione complessivo per i 25-64enni è del 70,1%. Scomponendo il dato, tra coloro che possiedono un titolo terziario il tasso sale all’84,7%, mentre per chi ha un diploma si ferma al 74,0% e scende ancora di più (55,0%) per chi possiede solo un titolo secondario inferiore.
Il tasso di disoccupazione evidenzia ancora più marcate differenze: 3,2% tra i laureati, 5,3% per i diplomati, 9,1% per i meno istruiti. L’aumento generale di +1 punto nel tasso di occupazione dal 2023 è il risultato di diverse dinamiche: +0,9 per chi ha al massimo un titolo inferiore, +0,7 per i diplomati e +0,4 per i laureati.
Il tasso occupazionale dei laureati resta sempre inferiore alla media Ue27, che è di 3,1 punti più alta (87,8% in Ue27 contro 84,7% in Italia). Questo vantaggio europeo si riduce leggermente rispetto agli anni precedenti.
Particolarmente interessanti sono i dati relativi agli stranieri laureati. Nel 2024, la loro occupazione registra una flessione di 0,6 punti percentuali, mentre sale tra gli italiani (+0,4). Il valore per gli stranieri si ferma al 69,0%, addirittura inferiore al valore degli stranieri diplomati (69,9%).
Divari residui: territori, genere e confronto internazionale
Nell’area del Mezzogiorno, i tassi di occupazione rimangono sensibilmente più bassi rispetto al Nord: 41,9%, 61,1% e 77,3% rispettivamente per basso, medio e alto livello di istruzione. I divari rispetto al Nord sono ancora marcati: 23,2 punti per i titoli bassi, 19,9 punti per quelli medi e 11,0 per i titoli terziari.
Le donne in Italia, pur essendo più istruite, sono ancora penalizzate in ambito occupazionale: tra i 25-64enni, il tasso femminile è 20 punti inferiore a quello maschile (60,1% contro 80,1%). I differenziali di genere sono più accentuati ai livelli di istruzione più bassi: 33,5 punti per i titoli bassi, 20,7 per quelli medi, 7,2 per i laureati.
Nel 2024, il divario con l’Ue27 resta notevole, soprattutto tra le donne con basso titolo di studio (in Italia 37,0% contro 47,2% in Europa). Tuttavia, per le donne con diploma, la differenza si è ridotta grazie a un incremento occupazionale sopra la media.
L’importanza delle skill trasversali e della capacità di fare rete si fa sempre più evidente. Per chi vuole aumentare le occasioni di inserimento professionale, sono utili risorse su come cos’è il networking in ambito lavorativo.
Questi dati suggeriscono la necessità di continui investimenti nell’istruzione terziaria, nelle politiche attive del lavoro e nelle strategie per ridurre le disparità territoriali e di genere, in modo da favorire uno sviluppo più omogeneo e competitivo anche a livello internazionale.
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