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Tra i benefici e i vantaggi che un percorso come il Career coaching offre ai candidati c’è la possibilità di “avere una guida che faciliti e accompagni chi sta cercando lavoro senza mai giudicare, essere invadente o sostituirsi nelle scelte, offrendo strumenti che permettono di trovare le risposte dentro di sé e valorizzare e allenare le proprie potenzialità”: sono queste le parole usate da Rovena Bronzi, coach umanista partner di Jobiri, nell’intervista riportata di seguito.

L’intervista alla coach Rovena Bronzi

1) Quali sono i principali vantaggi e benefici del Career coaching?

“Per rispondere a domande come queste, racconto sempre quella che è stata la mia esperienza da ex candidata (frustrata e stressata ma anche consapevole di come cercare lavoro da soli rappresenti spesso il principale ostacolo al “successo”), così da poterlo spiegare nel modo più semplice ed empatico possibile. Parto innanzitutto dall’auto-consapevolezza che mi ha permesso di capire come dopo l’università ho fatto scelte che mi hanno allontanata dai miei studi universitari e che sono state per moltissimi anni motivo di rimpianti e rimorsi.

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E’ vero che molto probabilmente in quel momento della mia vita non ero così determinata o con una vocazione così forte, ma è anche vero che ciò che più ha contribuito a farmi fare tali scelte è stato il fatto di essermi ritrovata sola a doverle fare, senza punti esperti di riferimento e confronto e ciò, inevitabilmente, mi ha portato verso direzioni che, solo con il senno di poi, ho realizzato quanto mi avessero allontanata.

Quando l’ho capito? Come capita a molti, e cioè nel momento in cui l’azienda per cui lavoravo da quasi 11 anni si è trasferita, io ho capito che era troppo tardi per tornare indietro e recuperare la mia laurea nel cassetto per trovare un lavoro in linea con essa; ma anche come, a quasi 40 anni, fosse difficilissimo trovare un lavoro, non avendo l’employability che nel tempo il mercato del lavoro aveva cominciato a richiedere e di cui io non mi ero mai interessata (tanto avevo un contratto a tempo indeterminato!). Ma poi…2 “gigantesche fortune” sulla mia strada in un momento così psicologicamente pesante:

  • Aver conosciuto una persona che, ancora prima di essere lasciata a casa, mi aveva presentato quello che sarebbe di lì a poco diventato il mio nuovo capo – attenzione! si chiama referenza, non raccomandazione!
  • Poter questa volta essere seguita, seppur nel mio caso per brevissimo tempo, all’interno di un percorso di outplacement, da un professionista esperto. Questa persona mi ha “illuminata” a tal punto che grazie al suo supporto, a quasi 40 anni e parallelamente al nuovo lavoro, ho iniziato a costruire un cambiamento, quello in linea con il mio vero ikigai, scegliendo poi via via di farmi guidare e accompagnare anche da professionisti differenti, a seconda della fase specifica del cambiamento in cui mi trovavo.

Ecco, mi piace quindi pensare al consulente di orientamento e al career coach come a quella figura che, avendo la maggior parte delle volte vissuto sulla sua pelle sbagli, errori e porte in faccia, è in grado di guidare i candidati, facilitarli nel percorso di ricerca lavoro, accompagnandoli senza mai giudicare, essere invadente o sostituirsi nelle scelte. In altre parole, il career coach è quella figura capace di offrire strumenti che permettono alle persone di trovare le risposte dentro di sé e di renderle libere di governare la propria vita e di esprimere, valorizzare e allenare le proprie potenzialità.”

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2) Qual è il tuo punto di forza?

“In realtà, credo che i miei punti di forza siano 3:

1) Un mio primo punto di forza è sicuramente quello di essere stata anche dall’altra parte, ma di aver scelto poi di fare il passo opposto. Questa doppia esperienza mi ha reso più’ empatica, appassionata, ma anche realistica.

2) Arrivando da un cambiamento di settore a quasi 40 anni ed avendoci messo anni, credo ciecamente nella possibilità di poter cambiare la propria storia a qualsiasi età. Tuttavia, credo anche che sia impossibile farlo da soli, senza l’auto-consapevolezza, senza un piano strategico e senza riuscire a comprendere nel profondo che cambiare non significa necessariamente (anzi, nella maggior parte dei casi non è proprio così) ripartire da zero o per forza di cose stravolgere la propria vita, ma significa saper tendere verso un’armonia, un equilibrio, un punto di incontro tra il chi sono, quello che so fare, quello che posso arrivare a fare e quello che voglio fare, quindi il mio perché.

3) Infine, provenendo da un master in coaching umanistico, mi ritengo anche una coach “non convenzionale”, che ama introdurre concetti come la creatività e la leggerezza nei suoi percorsi, anche grazie a strumenti come l’ikigai.”

3) Racconta il caso di successo di un tuo cliente

“Di tutte le storie che mi hanno toccata, una in particolare ricordo con emozione: quella di una donna che ho seguito all’interno di un progetto solidale. Una donna che nei primi incontri era apparsa totalmente abbandonata alla disperazione per aver perso il lavoro e che, grazie al percorso fatto insieme e al feeling creatosi, è riuscita non solo a trovare lavoro nel settore per il quale poteva vantare un’esperienza pluriennale (grazie ai giusti strumenti, al giusto mindset e alla giusta creatività per aprirsi nuove strade in un settore particolarmente colpito dalla pandemia, quello della ristorazione), ma è riuscita addirittura a cominciare a portare avanti un’attività parallela. Quest’ultima rappresentava il suo ikigai, la sua passione/vocazione che fino a quel momento era semplicemente un desiderio, un qualcosa che avrebbe voluto fare ma che riteneva essere professionalmente irrealizzabile. Come? Imparando in primis a ragionare ed agire per “e..e”, anziché come spesso si è abituati per “o..o” e applicando la teoria dello scalino e del micro-business, che insegna come sia fondamentale costruire uno scalino alla volta la nuova attività.”

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