Osservatorio Jobiri su discriminazioni e molestie contro le donne nella ricerca lavoro
Nonostante negli ultimi anni sia cresciuta l’attenzione sull’uguaglianza di genere sul posto di lavoro e quindi sui meccanismi e processi di assunzione, la triste verità è che il pregiudizio e le discriminazioni verso le donne continuano a permanere e ad essere reiterate dai responsabili delle assunzioni, siano essi selezionatori o selezionatrici, imprenditori o imprenditrici, amministratori delegati o amministratrici delegate.
Le donne continuano ad affrontare avversità in ogni fase del processo di ricerca, dal momento in cui leggono un annuncio di lavoro al momento in cui affrontano un colloquio o ricevono una proposta di assunzione.
È possibile identificare tre «momenti» dove avvengono le discriminazioni o anche fenomeni gravissimi come le molestie:
- Discriminazioni in fase di candidatura
- Discriminazioni e molestie in fase di colloquio
- Discriminazioni e molestie in fase contrattuale
1. Discriminazioni in fase di candidatura
Per quanto attiene alle discriminazioni avvenute nel processo di candidatura, il 71% delle rispondenti ha dichiarato di essere incappata in annunci di lavoro (peraltro vietati per legge) dove il requisito di accesso era basato sul genere (ad esempio: «si ricercano solo uomini»).
Il 46% invece delle rispondenti si è ritrovata impossibilitata a candidarsi in quanto nell’offerta di lavoro si indicavano dei limiti d’età (ad esempio: «max 40 anni»).
Oltre a tali discriminazioni, il 38% delle intervistate ha riscontrato annunci sessisti e riferimenti inaccettabili rientranti nel cosiddetto «body shaming» (ad esempio: «non in sovrappeso, solo bella presenza»).
Nell’attuale far west degli annunci, è impossibile non citare altre tipologie di discriminazioni che attengono alla declinazione solo maschile di una professione (ad esempio: «si ricerca operaiO, chimicO, impiegatO»), all’utilizzo di aggettivi tipizzati per figure maschili (ad esempio: «ambizioso, coraggioso, indipendente, ecc.») o il ricorso a form con richiesta di dettaglio sul genere (ad esempio: «specifichi genere: M o F»).
E’ difficile affermare con certezza se gli annunci discriminatori siano realizzati per errore, ignoranza o malafede.
Di per certo, sono tutti comportamenti gravi e vietati per legge. Si faccia per esempio riferimento al «Codice delle Pari Opportunità» (d.lgs. N. 198/2006) o alla nostra Carta Costituzionale, all’art. 37, dove è sancito che «La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni, che spettano al lavoratore».
2. Discriminazioni e molestie in fase di colloquio
Rispetto alle discriminazioni e molestie in fase di colloquio, il 56% delle rispondenti ha dichiarato di aver ricevuto domande dirette o indiretti sulla propria situazione matrimoniale. Altrettanto grave è che il 55% delle donne intervistate ha affermato di aver ricevuto in almeno un colloquio domande relative alla gestione o la cura dei figli.
Lascia ancor più amareggiati che in una società che si dichiara civile, vi siano ancora casi di molestie che possono andare da apprezzamenti a sfondo sessuale, a contatti fisici indesiderati o inopportuni (riportati nel 16% e 11% dei casi rispettivamente).
3. Discriminazioni e molestie in fase contrattuale
Per quanto riguarda le discriminazioni e molestie in fase contrattuale, il quadro non migliora. Il 12% delle intervistate ha dichiarato di aver ricevuto almeno una volta promesse di assunzione in cambio di favori sessuali.
Mentre il 68% delle rispondenti denuncia offerte di contratti con stipendi più bassi rispetto ai colleghi maschi. Il 51% invece dichiara di aver anche ricevuto offerte con minori benefit contrattuali.
Fattori di cambiamento in corso
Sebbene i dati emersi dall’Osservatorio Jobiri su discriminazioni e molestie contro le donne nella ricerca lavoro riportino una fotografia allarmante delle grave situazione in cui versano tantissime candidate, non mancano fattori positivi di cambiamento che potrebbero far ben sperare in un cambio di rotta.
Da una parte, sempre più candidate possono avere accesso a informazioni, strumenti e figure professionali in grado di supportare scelte professionali più consapevoli e anche aiutare nel superamento degli ostacoli che spesso la ricerca del lavoro comporta.
Tra le azioni concrete che le candidate possono adottare per minimizzare gli effetti negativi di un mercato del lavoro ancora poco a misura di persona, è possibile citare:
- conoscere i propri diritti ed in particolare le normative vigenti in materia di parità di genere e discriminazioni sul lavoro (ad esempio, l’articolo 27 del Codice delle Pari Opportunità tra uomo e donna – Dlgs 198/2006 non lascia spazio a dubbi: durante un colloquio di lavoro non si possono mai chiedere informazioni sul proprio stato matrimoniale, sulla presenza o meno di figli in famiglia, sulla volontà di averne)
- denunciare tempestivamente qualsiasi tipologia di discriminazione e/o molestia subita nella ricerca lavoro
- avere consapevolezza delle proprie competenze e del proprio talento
- conoscere le dinamiche del mercato del lavoro e informarsi sull’azienda prima di inviare una candidatura (qual è la sua mission, la vision, la cultura aziendale, ecc.)
- conoscere le strategie di ricerca lavoro più efficaci per identificare prima e con più consapevolezza i “rischi” di avere a che fare con società poco serie o fuorilegge
- affidarsi ad esperti per un consulto o ricevere il supporto necessario a superare situazioni di difficoltà
Dall’altra, è irrinunciabile un intervento a livello di “sistema Paese” che possa favorire una maggiore formazione e sensibilità rispetto a questi temi, ma soprattutto un impegno concreto volto a far rispettare i dettami normativi ed inasprire le pene verso aziende che adottano comportamenti discriminatori.
Rimane fondamentale poi lavorare ulteriormente su tutte quelle aree che caratterizzano ciascun Paese che si vuole definire civile come: la creazione di luoghi di lavoro che ospitano nidi o che garantiscono incentivi per la cura dei figli; una maggiore attenzione alla flessibilità oraria, un miglior work-life balance; la formazione continua, l’empowerment femminle, l’eliminazione dei gap retributivi e la promozione di una cultura più inclusiva in grado di valorizzare il talento al di là del genere.
Future evoluzioni
L’Osservatorio Jobiri su “discriminazioni e molestie contro le donne nella ricerca lavoro” si inserisce all’interno di un progetto di ricerca più ampio che mira ad esplorare non solo discriminazioni e molestie, ma tutti quegli ostacoli che impediscono alle donne di esprimere pienamente il proprio talento. Tale progetto di ricerca, che si avvale di una mole di dati più ampia e dettagliata, sarà reso pubblico nei prossimi mesi.
Metodologia
Il sondaggio è stato condotto per costruire una base empirica sulle principali discriminazioni e molestie contro le donne nella ricerca lavoro.
La ricerca è stata realizzata tramite la somministrazione di un questionario online ad un campione di 1.053 donne comprese trai 18 e 65 anni nel periodo tra gennaio e ottobre 2022.
Segue la ripartizione del campione:
Dettaglio relativo all’area geografica di provenienza delle candidate:
*Nord: Liguria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Veneto
**Centro: Lazio, Marche, Toscana ed Umbria
***Sud e isole: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia
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