Orientamento permanente rappresentato da aeroplani di carta tutti uguali tranne uno

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“Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare
e lo nutrirai per tutta la vita”.
Confucio.

Insegnare a pescare… È questo il senso dell’orientamento permanente introdotto con la Risoluzione del Consiglio d’Europa del 21/11/2008, ovvero il diritto di ogni persona di ricevere servizi attraverso i quali sviluppare le competenze necessarie per effettuare consapevolmente le proprie scelte formative, lavorative e post-lavorative, durante tutto l’arco della vita.

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Dunque, orientamento non come episodio occasionale ed isolato nella vita di un individuo, ma come un percorso lungo il quale i bisogni orientativi possono ripresentarsi più volte nel corso del tempo e in circostanze anche completamente diverse.

Le “Linee guida nazionali per l’orientamento permanente”

Le “Linee guida nazionali per l’orientamento permanente”, successivamente emanate dal MIUR nel 2014, definiscono dunque un nuovo modello di orientamento formativo che include l’orientamento scolastico, l’orientamento professionale e anche quello per il reinserimento lavorativo. Il nuovo modello di orientamento, infatti, è pensato per garantire il sostegno della persona in tutti i momenti di scelta e transizione. L’obiettivo è promuovere occupabilità, inclusione sociale e crescita.

Il diritto all’orientamento lungo tutto l’arco della vita viene assicurato tramite specifiche politiche promosse nell’ambito di un più ampio quadro di interventi nell’istruzione, formazione, alta formazione, educazione degli adulti, lavoro e inclusione sociale, contesti nei quali si sviluppa il processo di orientamento delle persone.

Si tratta di un processo continuo che, dalla scuola alla vita lavorativa, mette in grado i cittadini di identificare le proprie capacità, le proprie competenze e i propri interessi, prendere decisioni consapevoli in materia di istruzione, formazione e occupazione.

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Tale competenza – o maturità orientativa – è la capacità di saper decidere in autonomia e in modo responsabile di fronte a situazioni che presentano più possibilità; di affrontare il rischio della scelta, e quindi dell’errore; di scoprire le alternative e le opportunità che si presentano; di inserirsi nella vita sociale e in quella produttiva in direzione di un adattamento non passivo bensì cosciente e responsabile.

L’orientamento in ambito scolastico

Il processo di orientamento permanente in ambito scolastico passa attraverso lo sviluppo delle competenze di base e di quelle trasversali, a supporto della progettualità individuale (responsabilità, spirito di iniziativa, motivazione e creatività, fondamentali anche per promuovere l’imprenditorialità giovanile); la padronanza delle lingue straniere; un crescente utilizzo delle tecnologie digitali e una più stretta integrazione fra istruzione, formazione professionale e mondo del lavoro.

In questo contesto, l’orientamento scolastico pone l’accento non solo sulla consapevolezza nella scelta del percorso di ciascuno, ma anche sulle competenze trasversali da spendere in un mondo del lavoro che richiede frequenti cambiamenti e capacità di adattarsi a nuove condizioni. Il rapporto della scuola con quello del lavoro viene messo ancora più in evidenza con l’introduzione di laboratori, tirocini e più in generale dai PCTO – Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (precedentemente noti come Alternanza Scuola Lavoro), in cui gli studenti possono sperimentare esperienze sul campo nelle quali sviluppare abilità e soft skills.

Un nuovo modello di intervento orientativo

L’intervento orientativo in ogni fase della vita si caratterizza sempre più come strumento educativo, che mette a disposizione delle metodologie, anziché fornire risposte standardizzate o “diagnosi”: il fine è quello di sviluppare nei cittadini competenze di “auto orientamento” finalizzate a fronteggiare consapevolmente e positivamente le diverse esperienze di transizione, decidere in autonomia e in modo responsabile, con un approccio proattivo e non passivo che valorizza la strategia del lifelong learning.

Inoltre, l’orientamento permanente viene inteso come un’attività che presuppone il coinvolgimento attivo dei fruitori e introduce il tema dell’empowerment, in cui i cittadini diventano soggetti competenti nella pianificazione e nella gestione dei propri percorsi formativi e professionali.

Le Linee Guida, infine, definiscono l’esigenza di predisporre un sistema integrato di orientamento coinvolgendo diversi attori nel processo, tra i quali le istituzioni del territorio, le università, i centri di formazione professionale, il mondo del lavoro, l’associazionismo, il volontariato, basandosi sul concetto di rete, al fine di garantire interventi orientativi coordinati, condivisi, integrati, continui e rispondenti ai bisogni della persona.

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L’importanza dell’orientamento professionale in un mondo in trasformazione

In tema di orientamento professionale e di orientamento per il reinserimento lavorativo, dobbiamo tenere presente che nei contesti organizzativi e nel mercato del lavoro sono avvenuti e stanno avvenendo cambiamenti di grande impatto sui percorsi professionali degli individui.

I continui mutamenti socioeconomici del mercato del lavoro – ed è d’obbligo citare il contesto di incertezza causato dall’emergenza pandemica – impongono ed agevolano una mobilità professionale molto più marcata che nel passato. I canoni storici di una carriera che si svolgeva per tutta la vita in un’unica azienda – posto stabile, passaggi semiautomatici, prevedibilità della conclusione della propria vita lavorativa e del momento del pensionamento – stanno rapidamente perdendo il loro tradizionale significato nella vita degli individui.

D’altro lato si sviluppano continuamente nuovi ruoli lavorativi che rendono maggiormente variegato e mutevole il mercato delle professioni nuove e future, prevalentemente basato su nuove leggi di domanda/offerta delle professioni. Possiamo dire che se le incertezze sono in aumento, il contesto presenta però un più ampio ventaglio di opportunità in cui potrebbe risultare più agevole individuare professioni in linea con le nostre attitudini.

Diventa cruciale, in questo scenario e proprio in virtù delle proprie prospettive di soddisfazione futura, orientarsi nel mondo del lavoro con la consapevolezza delle proprie competenze, potenzialità, attitudini e dei propri interessi, con l’obiettivo di individuare ruoli professionali che possano essere il più possibile coerenti con esse.

In particolare, se l’esigenza di erogare un intervento “informativo” può essere tradotta in azioni concrete in parte standardizzabili, garantire un orientamento professionale personalizzato in chiave formativo/educativa richiede di modulare diversamente gli interventi: lo scopo è quello di permettere agli operatori di fornire il necessario supporto per la conoscenza di sé e per acquisire la padronanza degli strumenti necessari a supporto del proprio progetto professionale: in questo senso, l’orientamento può prevedere attività individuali o di gruppo di informazione, di consulenza, di bilancio di competenze, di accompagnamento e di insegnamento delle abilità necessarie per assumere decisioni e gestire il proprio percorso professionale.

Il contributo della tecnologia e della piattaforma Jobiri

Anche nell’ambito dell’orientamento permanente la tecnologia sta assumendo un ruolo sempre più importante, con l’obiettivo di rendere maggiormente efficaci ed efficienti gli strumenti a disposizione degli operatori e di accogliere in modo adeguato un numero significativo di utenti.

Per tutti i potenziali fruitori del servizio, l’inserimento nel mondo del lavoro e i percorsi di carriera assumono un valore esistenziale ed emotivo estremamente importante nella vita degli individui. Se valutiamo un impegno lavorativo che mediamente assorbe oltre la metà della nostra vita attiva, risulta fondamentale considerare il lavoro quale condizione strategica di realizzazione personale e di qualità d’esistenza.

Una delle priorità delle politiche dell’orientamento riguarda dunque la garanzia di qualità dei servizi offerti, riconoscendo a questo fine l’importanza dell’utilizzo delle nuove tecnologie al fine di rendere i servizi pubblici più efficaci e più accessibili, anche attraverso la condivisione e l’interoperabilità di strumenti e piattaforme.

Jobiri è il primo portale per i servizi al lavoro che utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro, ed è già partner di diverse istituzioni – tra le quali Centri per l’Impiego, Sportelli lavoro, Informagiovani, Agenzie per il Lavoro – che hanno deciso di migliorare l’efficacia dei propri interventi.

La piattaforma permette di ottimizzare i servizi di collocamento online e le attività di accompagnamento al lavoro, accelerare l’inserimento e il reinserimento lavorativo e supportare l’intero spettro degli interventi di Politiche Attive del Lavoro, aumentando i tassi di collocamento e semplificando il lavoro degli operatori. In questo contesto, Jobiri costituisce anche il primo servizio SaaS qualificato da AGID-Agenzia per l’Italia Digitale per le società che si occupano di politiche attive.

Jobiri persegue e condivide con le istituzioni partner un obiettivo di impatto sociale, per migliorare la qualità della vita delle persone in cerca di lavoro, favorire l’inclusione sociale, lo sviluppo delle employability skills e accelerare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Se desideri maggiori informazioni su come introdurre i servizi digitali al lavoro nel tuo Ente, compila il form di contatto.

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