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Quanti orientatori stanno perdendo clienti senza rendersene conto, semplicemente perché la loro proposta è “troppo generica” in un mercato che premia la specializzazione? La verità scomoda è che il settore dell’orientamento professionale sta vivendo una segmentazione accelerata: mentre alcuni professionisti costruiscono autorevolezza su nicchie precise come l’orientamento STEM per donne, il supporto a professionisti over 50 in transizione o l’accompagnamento di persone neurodivergenti, altri rimangono intrappolati in un posizionamento generico che li rende invisibili e intercambiabili. Eppure, la specializzazione spaventa. Cosa succede se si sceglie la nicchia sbagliata? Come si fa a rinunciare a potenziali clienti fuori dal proprio target? E soprattutto: è davvero necessario specializzarsi, o è possibile prosperare rimanendo generalisti in un mondo che sembra premiare solo gli specialisti?
Il paradosso della visibilità: perché “aiuto tutti” significa “non aiuto nessuno”
L’orientatore generalista parte da un’intenzione nobile: essere disponibile per chiunque abbia bisogno di supporto nella propria carriera, indipendentemente dall’età, dal settore o dalla situazione specifica. Questa apertura universale, però, si scontra con una dinamica di mercato spietata. Quando una persona cerca un orientatore, non cerca “qualcuno che fa orientamento”, cerca “LA persona che risolve esattamente IL MIO problema”. Un professionista over 50 che affronta un licenziamento inaspettato non vuole un orientatore generico, vuole qualcuno che conosca le dinamiche dell’ageismo nel mercato del lavoro italiano, le strategie specifiche per valorizzare l’esperienza senior, le reti professionali rilevanti per quella fascia d’età.
Il problema della genericità si manifesta in tre aree critiche:
- Comunicazione diluita: il sito web, i materiali promozionali e la presenza online del generalista parlano a tutti e quindi non parlano davvero a nessuno. I messaggi restano vaghi, gli esempi generici, il valore promesso indefinito
- Competizione asimmetrica: quando un potenziale cliente confronta un generalista con uno specialista della sua nicchia, lo specialista parte sempre con un vantaggio percettivo enorme, indipendentemente dalle competenze effettive
- Difficoltà di pricing: il generalista fatica a giustificare tariffe premium perché non può dimostrare un’expertise distintiva su problematiche specifiche
Ma c’è un aspetto ancora più insidioso: il generalista spesso non viene nemmeno trovato. Nei motori di ricerca, nelle raccomandazioni passaparola, nelle ricerche su LinkedIn, vince chi ha costruito un posizionamento chiaro e specifico. “Orientatore per professionisti STEM in transizione verso ruoli manageriali” batte sempre “Orientatore professionale” nelle ricerche mirate. E le ricerche sono sempre più mirate.

Le nicchie che funzionano: quando la specializzazione diventa vantaggio competitivo
Non tutte le nicchie sono uguali. Alcune sono sovraffollate, altre troppo ristrette per sostenere un’attività professionale stabile, altre ancora sembrano promettenti ma nascondono complessità impreviste. Le nicchie più efficaci nell’orientamento condividono tre caratteristiche: un bacino di utenti sufficientemente ampio, problematiche specifiche e ricorrenti che richiedono competenze specialistiche, e una disponibilità a investire in servizi di qualità perché la posta in gioco è alta.
Alcune nicchie emergenti con forte potenziale includono:
- Orientamento per professionisti neurodivergenti: un segmento in crescita che richiede competenze specifiche su autismo, ADHD, dislessia e altre condizioni, con focus sulla valorizzazione dei punti di forza unici e sull’adattamento degli ambienti lavorativi
- Transizioni di carriera per over 50: un’area critica nel mercato italiano, dove l’ageismo è particolarmente marcato e dove servono strategie sofisticate di riposizionamento professionale
- Orientamento STEM per donne e minoranze: nicchia con forte domanda latente, sostenuta da iniziative istituzionali e aziendali per la diversità, che richiede comprensione delle barriere sistemiche specifiche
- Career coaching per professionisti del digitale e tech: settore in rapida evoluzione dove le traiettorie di carriera sono poco standardizzate e dove serve una comprensione aggiornata delle competenze emergenti
- Supporto a ricercatori e accademici in transizione verso l’industria: nicchia molto specifica ma con bisogni acuti, dove occorre tradurre competenze di ricerca in linguaggio aziendale
Tuttavia, come discusso nell’articolo su cosa fa l’orientatore, la specializzazione non significa abbandonare i fondamenti metodologici della professione, ma applicarli con una profondità e contestualizzazione che solo la focalizzazione su una nicchia permette di sviluppare.

I rischi nascosti della specializzazione: quando la nicchia diventa gabbia
La narrazione mainstream sulla specializzazione presenta solo i vantaggi, ma ogni orientatore che ha scelto questa strada conosce anche il lato oscuro. Il primo rischio è quello della dipendenza dal ciclo della nicchia: alcune nicchie sono cicliche o soggette a cambiamenti di policy. Un orientatore specializzato in un settore specifico può trovarsi improvvisamente con un mercato che si restringe a causa di trasformazioni economiche o legislative. Il secondo rischio è la saturazione competitiva: quando una nicchia diventa visibilmente redditizia, attrae rapidamente altri professionisti, e il vantaggio competitivo si erode velocemente.
Ma c’è un terzo rischio, più sottile e pericoloso: la rigidità identitaria. L’orientatore che si specializza costruisce tutta la propria reputazione, network e presenza online attorno a quella nicchia specifica. Cambiare diventa psicologicamente e praticamente difficile. Cosa succede se dopo cinque anni di specializzazione in una nicchia, l’orientatore si rende conto che non è più stimolante, o che il mercato si è trasformato? Il costo di switching è alto: bisogna ricostruire credibilità, modificare tutti i materiali, spiegare il cambiamento a clienti e colleghi.
Altri rischi della iper-specializzazione:
- Perdita di stimoli intellettuali lavorando sempre su problematiche simili
- Difficoltà a mantenere una visione ampia del mercato del lavoro e delle tendenze trasversali
- Rischio di diventare “esperti di nicchia” ma perdere competenze generaliste che potrebbero essere richieste
- Vulnerabilità economica se la nicchia attraversa periodi di contrazione
La soluzione non è evitare la specializzazione, ma progettarla strategicamente, con consapevolezza dei trade-off e con meccanismi di flessibilità incorporati. Alcuni orientatori adottano una strategia di specializzazione progressiva: partono con una proposta relativamente ampia, testano diverse tipologie di clienti, osservano dove ottengono i risultati migliori e dove sentono maggiore allineamento, e solo allora restringono deliberatamente il focus.
La via ibrida: costruire un posizionamento “T-shaped”
Esiste una terza via tra generalismo e iper-specializzazione, che sta guadagnando consensi tra gli orientatori più strategici: il modello “T-shaped”. In questo approccio, l’orientatore mantiene una competenza orizzontale ampia (la barra orizzontale della T) che copre i fondamenti dell’orientamento professionale, delle metodologie di assessment, della conoscenza del mercato del lavoro. Sopra questa base solida, costruisce una o due aree di specializzazione verticale profonda (la barra verticale della T) dove sviluppa un’expertise distintiva e riconoscibile.
Un esempio concreto di posizionamento T-shaped potrebbe essere:
- Competenza orizzontale: orientamento professionale per adulti in transizione di carriera, con padronanza delle metodologie standard di bilancio di competenze, career counseling e job search strategy
- Specializzazione verticale primaria: transizioni di carriera per professionisti del settore sanitario (medici, infermieri, professionisti paramedici) che vogliono muoversi verso ruoli non clinici o imprenditoriali
- Specializzazione verticale secondaria: orientamento per persone con disabilità invisibili, con focus su strategie di disclosure e negoziazione di accomodamenti lavorativi
Questo modello offre il meglio di entrambi i mondi: la credibilità e visibilità dello specialista nelle nicchie verticali, ma anche la flessibilità e l’ampiezza di mercato del generalista. Quando si comunica esternamente, l’orientatore T-shaped enfatizza le specializzazioni verticali (perché è quello che attrae clienti specifici), ma mantiene la capacità di servire anche clienti al di fuori di quelle nicchie grazie alla competenza orizzontale.
Come scegliere la propria specializzazione: un framework decisionale pratico
La decisione di specializzarsi non dovrebbe essere presa d’impulso o semplicemente seguendo la nicchia del momento. Richiede un processo di discernimento strategico che integra analisi di mercato, auto-consapevolezza professionale e vision a lungo termine. Troppi orientatori scelgono una nicchia per motivi superficiali (sembra redditizia, un collega ha avuto successo, c’è un trend in quel settore) senza verificare l’allineamento profondo con le proprie competenze, valori e aspirazioni professionali.
Un framework decisionale efficace include questi cinque elementi:
- Analisi delle competenze distintive: quali sono le aree dove l’orientatore ha già sviluppato expertise superiore alla media? Esperienze pregresse, formazioni specifiche, percorsi personali di vita che danno una comprensione unica di certe problematiche
- Valutazione della risonanza personale: quali tipologie di clienti e problematiche generano maggiore energia e soddisfazione professionale? Con quali target l’orientatore sente un allineamento valoriale autentico?
- Analisi della domanda di mercato: esiste un bacino sufficientemente ampio di potenziali clienti che cercano attivamente quel tipo di supporto? Qual è la loro disponibilità a pagare?
- Mappatura della concorrenza: quanti altri orientatori si posizionano già su quella nicchia nel territorio di riferimento? Qual è il loro livello di specializzazione effettivo?
- Proiezione di sostenibilità futura: come potrebbe evolversi quella nicchia nei prossimi 5-10 anni? Ci sono trend demografici, tecnologici o economici che la rafforzeranno o indeboliranno?
Come evidenziato nell’approfondimento su che cos’è l’orientamento, la disciplina stessa è in continua evoluzione, e la scelta di specializzazione deve tenere conto di queste trasformazioni strutturali del campo, non solo delle dinamiche contingenti di mercato.
Un altro elemento cruciale spesso trascurato è il test empirico della nicchia prima di impegnarsi completamente. Invece di annunciare pubblicamente una specializzazione e ricostruire tutta la propria identità professionale attorno ad essa, alcuni orientatori adottano un approccio sperimentale: offrono alcuni servizi pilota alla nicchia target, testano la risposta del mercato, verificano il proprio livello di coinvolgimento, raccolgono feedback, e solo dopo questa fase di validazione decidono se procedere con il posizionamento specialistico.

Conclusione: dalla paralisi decisionale all’azione strategica
Il dilemma generalista-specialista non ha una risposta universale valida per tutti gli orientatori. Ciò che è certo è che l’inerzia decisionale – rimanere generici per paura di sbagliare la scelta – è la strategia più rischiosa in un mercato che si segmenta progressivamente. L’orientatore che oggi non costruisce deliberatamente un posizionamento distintivo si ritroverà domani posizionato comunque, ma per default e senza controllo, nella fascia “commodity” di professionisti intercambiabili.
La chiave non è necessariamente scegliere la nicchia perfetta al primo tentativo, ma sviluppare una mentalità strategica di posizionamento: monitorare costantemente il proprio mercato di riferimento, testare ipotesi, raccogliere feedback dai clienti, osservare dove si ottengono i risultati migliori, e iterare progressivamente verso una configurazione sempre più allineata tra competenze distintive, passione professionale e opportunità di mercato. Il posizionamento è un processo dinamico, non una decisione statica una tantum.
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CEO e co-fondatore di Jobiri, impresa innovativa che utilizza l’AI per facilitare l’inserimento lavorativo. Con oltre 15 anni di esperienza in management e leadership, Claudio è un esperto nella gestione aziendale e nelle tematiche di sviluppo organizzativo. La sua visione strategica e il suo impegno sociale fanno di lui un punto di riferimento nel settore.

